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“Spazzatura morale”
Il professor Raat da più di un ventennio insegna in un liceo, il suo cognome si presta ad un gioco di parole, semplicemente con l’aggiunta di due lettere va a significare spazzatura, lerciume, escremento. Tutti lo nominano così, in sua assenza, in sua presenza ma di nascosto; aleggia sempre nell’atmosfera il nomignolo dispregiativo e lui se ne cruccia. Diventa paranoico e ossessivo nel ricercare chi bisbiglia, mormora e si riferisce a lui direttamente per un momentaneo incespicare o indirettamente con tale soprannome. Un’occasione gli permette di rivalersi , dopo tanto tempo, di alcuni allievi che lo hanno beffeggiato durante un improbabile compito studiato e pensato per rifarsi su di loro in superiorità culturale. E il professore, nel suo intento vendicativo rivolto in particolare su un giovane, cade vittima di se stesso.
La descrizione di questo insegnante è precisa, metodica, ossessiva , ripetitiva ; inframmezza tutta la struttura narrativa. È un censore ma non lo muove la morale. È un vero e proprio conservatore e il rispetto di rigidi costumi morali è, per lui, garanzia che lo “spirito moderno” fatto di operai che rivendicano, di plebaglia che svogliata frequenta la scuola e di delinquenti,non riuscirà a farla franca. È affetto da un complesso di superiorità.
Il libro è datato 1905, l’autore è il fratello maggiore del più famoso Thomas Mann. La storia è la genesi cui segue l’epilogo di una vorticosa dissoluzione.
Scoperta la frequentazione di una sciantosa da cabaret da parte dei suoi allievi, con l’intento di salvarli da questa lussuria, vi inciampa lui. Viene ammaliato da Rosa de L’Angelo Azzurro. Il borghese diventa immorale, i valori su cui si imperniava la sua vita vengono sovvertiti facendo così emergere quanto di amorale ci possa essere nella più fine e squisita borghesia.
L’opera ha ispirato, venendo travisata e snaturata, il celebre film”l’Angelo azzurro” con Marlene Dietricht.
Le prime pubblicazioni furono un insuccesso e la popolarità del libro e del suo autore furono successive alla trasposizione cinematografica. Lo stesso fratello Thomas fu molto scettico , inizialmente, su questa produzione che relegò a letteratura di consumo. Eppure l’opera ha il potere di calcare la mano su una situazione che lo stesso Mann aveva rappresentato ne “I Buddenbrook”. Si rappresenta la decadenza del mondo imperiale, del suo sistema educativo, della sua rigidità morale e di facciata che nasconde l’apoteosi del vizio così ben smascherato dal tiranno anarchico Professor Unrat.
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Commenti
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Enrich però proprio in virtù di queste critiche e della storia della famiglia e della sua coerenza politica- per cui nacque fra i due una vera e propria frattura- mi è più simpatico. Diciamo che è nata in me la voglia di approfondirne la conoscenza, non ai fini di un confronto che, come nel caso dei Singer, a mio parere non ha molto senso fare, quanto per conoscere una voce di quella cultura mitteleuropea che alla base ha gli stessi presupposti storici e politici. Un saluto
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Ferruccio