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La morte a Venezia
 
La morte a Venezia 2015-05-01 23:15:29 Rollo Tommasi
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
Rollo Tommasi Opinione inserita da Rollo Tommasi    02 Mag, 2015
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Decadenze parallele

Il racconto della decadenza di un individuo e di una città, quasi in parallelo: è l'obiettivo fissato e raggiunto da Thomas Mann in questo romanzo breve.
La città è quella lagunare per eccellenza, Venezia, che tenta di nascondere il suo progressivo corrompersi, tra gondolieri servili, effluvi malati, scaltri commercianti...
L'uomo è Gustav (von) Aschenbach, maturo scrittore di successo, amante della bellezza. Ha tutto quello che gli serve, e che di solito porta con sé in dote la noia.
Così approda – tra tante possibili mete – negli hotel di Venezia, in cerca di qualcosa che possa destare il suo interesse. Lo trova in una presenza inaspettata che aleggia nello stesso suo albergo: quella di un giovanissimo ragazzo polacco cui dà il nome di Tadzio (i suoi familiari lo chiamano in un modo simile, anche se non del tutto decifrabile).
Lo sguardo di Aschenbach sulla persona di Tadzio, sui suoi capelli lunghi, sul fisico tornito, sugli aggraziati movimenti, si fa sempre più morboso, scoperto, dipendente. E, allo stesso tempo, Aschenbach ha un motivo in più per disprezzare il proprio invecchiare, la rugosità, l'espandersi di un naturale grigiore nei capelli, il calare della luminosità della pelle...
Ma l'uomo non si rassegna a restare – come Venezia – a pelo d'acqua.

Sembra come se Gustav (von) Aschenbach sia l'ideale continuazione di un altro personaggio di Thomas Mann: quel Tonio Kroger protagonista dell'omonimo romanzo breve dell'autore tedesco. Tuttavia ne è continuazione in negativo: entrambi i personaggi sono tenaci osservatori delle cose, amanti del bello, uomini apprezzati; ma Tonio Kroger dimostrava di ammirare il tipo “borghese”, la sua inconsapevolezza, che in certo qual modo – suggeriva l'autore – è benvenuta mediocrità. Aschenbach non ha invece a cuore l'esistenza umana in sé, bensì quel che egli vede di notevole nella stessa... anche se si tratta soltanto di un imberbe ragazzino, bello come un giovane eroe greco ma ancora immaturo e inconcludente.
Alla fine è Aschenbach stesso a perdersi nelle proprie indecisioni (andar via da Venezia o restarvi? Continuare a seguire un incontro casuale o “tornare in sé”?); è Aschenbach a diventare vittima della sua stanchezza, a smarrire la capacità di fiutare il pericolo evidente.
Per arrivare ad un finale sottilmente duplice in cui Venezia diventa la reale protagonista: essa marcisce perché, sotto la meravigliosa patina confezionata ad uso e consumo dei turisti, è questo il suo destino? O piuttosto per portar via esistenze realmente e irrimediabilmente corrotte, e poter così ritornare purificata al suo pieno vigore?

Lo stile del libro è di assoluto livello e realizza una costruzione formale che non poteva sfuggire ad un regista raffinato come Luchino Visconti, il quale, nel 1971, trarrà da questa storia di Mann il film “Morte a Venezia”.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Tonio Kroger... ma anche a chi ha apprezzato il film "Eyes wide shut" di Stanley Kubrick
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Commenti

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Tra le recensioni di questo libro che precedono la mia, trovo ve ne siano molte assolutamente da leggere. Mi ha particolarmente colpito, tra le altre, la riflessione di DanySanny sul consistere la vicenda in una "catarsi invertita": purificazione dalla ragione invece che dalle passioni.
Molto bella la tua recensione...è la tematica del libro che non rientra tra i miei bisogni di lettura in questo periodo.
Grazie, Pia.
Eccellente recensione che sa cogliere bene l'intento di Mann e puntuale e opportuno il richiamo al film di Luchino Visconti.
Ciao Rollo. Bello il tuo commento. Anche per me lo stile è all'altezza, ma nell'insieme il libro non raggiunge certo il livello dei capolavori dell'autore.
Grazie a tutti per i favorevoli commenti.

Ti capisco Pia: è una lettura sicuramente pessimista dell'animo umano, anche se non generalizzante. Se si è in un particolare stato d'animo, non è il miglior libro da leggere.

Grazie Renzo: ho citato il film anche se non l'ho mai visto per intero. Ma so come ha lavorato Visconti e sono sicuro che, rendendo il libro ancor più vicino al suo gusto, ne abbia tratto un'opera "alla Visconti".

Ciao Emilio: di fronte a libri del genere credo sia una questione di gusti. Anche a me non ha entusiasmato, ma non sono certo di poter dire che sia inferiore a Tonio Kroger, ad esempio.
ciao Rollo, devo ancora leggere questo celeberrimo romanzo, quindi il tuo commento mi è molto utile.
Letto tempo fa non rientra tra i miei preferiti, diciamo poi che ultimamente Il signore in questione mi ha riservato delle sorprese che mi hanno deluso. L'artista è stato tradito, nel mio immaginario, dalla biografia di un uomo che ha disprezzato il fratello maggiore e la sua produzione: un presuntuoso! Geniale però...
Bravo Rollo.
Thomas Mann ha spesso rappresentato il conflitto tra due forte pulsioni che sentiva dentro di sè (ragione e senso estetico) e in quest'opera rappresenta quanto può essere decadente, torbida e morbosa la sensualità e il gusto per il bello. Capisco molto Pia, perchè effettivamente la lettura del romanzo (e ancora di più il film di Visconti) ti lasciano un senso di disagio, una nausea di cui non riesci a liberarti. Ma si tratta di un effetto voluto dall'autore, un esempio di grande virtuosismo e di grandiissima efficacia narrativa.
Bel commento Rollo! Mann è tra i miei preferiti!
Leggo sempre con una certa circospezione i commenti ai libri che ho molto amato. Durante l'adolescenza, non riuscivo a separarmene e resta ancora oggi un testo che considero importante, in generale, per la mia formazione (tutte le opere di questo autore hanno segnato momenti importanti nel mio percorso).
La tua recensione mi è piaciuta molto, anche se mi dispiace un po' che il romanzo non ti abbia particolarmente coinvolto.
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