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Il Conte di Montecristo
 
Il Conte di Montecristo 2015-04-23 12:09:06 MAZZARELLA
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MAZZARELLA Opinione inserita da MAZZARELLA    23 Aprile, 2015
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La speranza è l'ultima a morire

“In quanto a voi, ecco tutto il segreto della condotta che ho tenuto verso voi: non vi è né felicità né infelicità in questo mondo, è soltanto il paragone di uno stato ad un altro, ecco tutto. Quegli solo che ha provato l’estremo dolore è atto a gustare la suprema felicità. Bisognava aver bramato la morte, per sapere quale bene è vivere. Vivete dunque e siate felici, figli prediletti del mio cuore, e non dimenticate mai che, fino al giorno in cui Iddio si degnerà di svelare all’uomo l’avvenire, tutta l’umana saggezza sarà riposta in queste due parole: Aspettare e sperare.”

Del libro “Il Conte di Montecristo” ne ho sempre sentito parlare e mi sono sempre imbattuta nella sua copertina. Tuttavia, fino a poco tempo fa, lo conoscevo solo tramite i numerosi film che ne sono stati tratti. Questo romanzo è un colosso (sono quasi 1000 pagine!!!!) che spaventa i lettori più accaniti, persino come me, ma proprio perché sono devota alla lettura, era impensabile non leggerlo.
Ergo, eccomi qui, ad esprimervi anche la mia modesta recensione su di un libro che, di recensioni, critiche e commenti, ne ha ricevute tantissime (il libro ha avuto tante edizioni, adattamenti cinematografici ed è persino stato protagonista di fumetti).
Dumas è stato capace di raccogliere nella sua penna tutta l’arte, lo stile ed il contenuto più elevato di tutti i tempi. Non per niente “Il Conte di Montecristo” ha duecento anni ma non li dimostra, perché è un romanzo che non ha epoca ed il cui fascino appassiona ogni anima e cuore.
Il libro narra la storia del giovane Dantes, un ufficiale della marina di indole buona, che tradito dai suoi falsi amici, viene strappato alla sua vita e soprattutto, ai suoi affetti più cari (il padre e la sua amata fidanzata) e condannato al carcere. Il dolore e lo sgomento per ciò che gli è accaduto è devastante e le possibilità di uscita sono nulle, ma la Provvidenza o il destino sono mutabili, ed ecco che offrono al giovane Dantes una “rinascita”. Grazie all’amicizia nata in carcere con l’abate Faria, Dantes conoscerà la verità sui motivi che l’hanno portato alla prigionia, scoprirà dove trovare la ricchezza, come usarla, ma soprattutto acquisterà una cultura che gli sarà utile per la sua vendetta.
Una volta uscito di prigione Dantes, che non è più un ragazzo ma un uomo maturo (dato che sono passati quasi 20 anni) diviene, principalmente Il Conte di Montecristo, spietato giustiziere, ma interpreterà anche altri personaggi affinché la vedetta contro i suoi nemici si possa compiere. Così come compirà la vendetta, il Conte si preoccuperà di coloro che gli sono sempre rimasti fedeli, e farà in modo di proteggerli e di ricompensarli.
La vendetta è lenta, ben progettata e non è fisica, ma consiste nella degradazione della persona, in questo caso delle tre persone che hanno contribuito alla reclusione di Edmond Dantes: il Conte De Morcef (che ha sposato la sua fidanzata Mercedes), il procuratore De Villefort, il barone Danglars. I nemici del Conte non perdono la vita nel senso fisico, ma perdono ciò che gli è più caro: il potere, l’onore ed il denaro.
Un romanzo straordinario ed avvincente in ogni sua parte, con un finale degno di plauso e che “toglie” il fiato ai lettori, rendendoli tristi nel voltare l’ultima pagina del libro. Pieno di insegnamenti (ne è degna prova la citazione in testa alla recensione), “Il Conte di Montecristo” ci insegna che la speranza è l’ultima a morire e che, finché crediamo, la vita ci riserba sempre un’altra possibilità: nei momenti più bui e tristi, dobbiamo essere noi stessi i fautori della luce della speranza. Chissà magari nell’attesa, potremo sorprenderci di ciò che il destino ci riserba.

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