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I fratelli Karamazov
 
I fratelli Karamazov 2015-04-22 09:15:45 Giovannino
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
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Contenuto 
 
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Giovannino Opinione inserita da Giovannino    22 Aprile, 2015
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Il miglior romanzo di sempre.

Avevo appena finito "Delitto e Castigo", e non pago di Dostoevskij ho voluto imbarcarmi in una bella avventura, e cioè leggere la sua opera più famosa, sicuramente una delle migliori dell'800, e probabilmente uno dei migliori romanzi che siano mai stati scritti. Il libro è un bel volume compatto di 750 pagine che all'inizio può intimorire il lettore, in realtà venendo già da "Delitto e Castigo", come detto per quest'ultima opera, le sue opere possono risultare pesanti solo fisicamente perché poi una volta iniziata la lettura si viene attratti in un vortice dove diventa difficile smettere. Gli avvenimenti infatti si susseguono senza tregua e anche con improvvisi cambi di scenario e personaggi che non fanno altro che catturare maggiormente l'attenzione del lettore. La storia credo che la sappiate più o meno tutti, i fratelli Karamazov sono tre fratelli di una benestante famiglia russa, il cui padre (scellerato ed egoista) viene ucciso una notte da un assassino sconosciuto. In realtà con il passare delle pagine ci viene svelato che l'assassino è Smerdjakov, servo ma allo stesso tempo figliastro della vittima, però le accuse ricadono tutte su Mitja, il primogenito, che aveva avuto grandi contrasti con il padre per via di una donna. La storia proseguirà poi con le varie indagini e con il processo conclusivo. Voglio però porre l'attenzione su tutto il resto, e non sulla storia di per sè. Iniziamo con i personaggi, da sempre la chiave di lettura principale dei romanzi dostoevskijani, ogni personaggio porta con sè non solo un carattere, ma delle idee e delle vere e proprie tesi. Qui i tre fratelli sono dei veri e propri trattati. Il primogenito Dimitri (Mitja), è il simbolo della passione, dell'agire istintivamente, del non pensare ma del lasciarsi travolgere dalle emozioni. Afferma davanti a tutti che ucciderà il padre in una notte di ubriachezza molesta (queste affermazioni verranno poi usate contro di lui in tribunale), sta per compiere l'omicidio, poi fugge e sperpera tutti i soldi che aveva gelosamente custodito in una notte. Tutto questo per una donna contesa. Per amore. Lo stesso amore che invece fa redimere Raskolnikov alla fine di "Delitto e Castigo". Poi c'è Ivan, lui forse la vera trasposizione di Raskolnikov in quest'opera. Lui è l'intelletto, la razionalità, la mente. Lui che viene a sapere la verità da Smerdjakov e quasi impazzisce perché non sa/riesce a porre rimedio alla faccenda. Lui che rappresenta il libero arbitrio, il perenne rifiuto dell'uomo ad una sofferenza consapevole. Il suo dibattito con il fratello Alesa sulla razionalità opposta alla teologia del fratello sono veramente dei trattati filosofici degni di nota. Infine c'è Alesa, il più piccolo ma anche il più mite. La parte spirituale della famiglia (è un monaco). È la genuinità, là spontaneità, la benevolenza. Alesa è sempre pronto ad aiutare gli altri fratelli, a difenderli ed a soccorrerli, è la parte buona della famiglia. Anche il figliastro Smerdjakov, assassino prima e suicida poi, merita una menzione. È infatti nato dal rapporto segreto tra Fedor Pavlovic Karamazov e la demente Lizaveta. Ha sempre vissuto come servo del padre, maltrattato e deriso (soffre tra l'altro di crisi epilettiche, come Raskolnikov ma soprattutto come Dostoevskij), finché un giorno quando sta per assistere alla ripartizione dell'eredità del padre tra i figli legittimi si vede tagliato fuori, e decide quindi di vendicarsi di una vita di insulti e miseria. Già solo questi personaggi meriterebbero una menzione tra i capolavori, ma Dostoevskij non si ferma, fa di più, e inserisce nel corso del romanzo dei veri e propri dibattiti su vari argomenti, dalla religione ai rapporti familiari, che da soli potrebbero costituire un altro romanzo. Superbo, meraviglioso ed ancora attuale è il capitolo "Il grande inquisitore", dove Alesa e Ivan si misurano su religione e scetticismo. Altrettanto bello è il dibattito dei due avvocati al processo dove si discute se quello che è avvenuto può essere considerato veramente parricidio o meno, Fedor Pavlovic infatti in vita aveva sempre maltrattato i figli e l'avvocato difensore si chiede (e ci chiede) "voi considerereste padre un uomo che si comporta così? È padre un uomo solo perché la natura lo ha fatto padre o è padre chi dimostra amore per i propri figli?". E alla fine finirete per giustificarlo Smerdjakov. Perché in questo rimando alla fine chi sbaglia non sbaglia mai del tutto, e anche chi sembra innocente, non lo è mai fino in fondo. Tutti quanti abbiamo i nostri lati oscuri, è il libero arbitrio che fa la differenza. Immenso Dostoevskij, era impossibile creare un'opera così vasta senza sbagliare mai, lui c'è riuscito. Freud l'ha definito il miglior romanzo di sempre. Credo abbia ragione.

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Commenti

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Bel commento.
Laura
Giovanni, la tua recensione è davvero molto bella. Se hai letto agevolmente questo libro, probabilmente potrà piacerti "I demoni", romanzo nero che rievoca certi ambienti della Russia dell'epoca.
In risposta ad un precedente commento
Giovannino
22 Aprile, 2015
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Grazie mille per il consiglio, ora credo che mi butterò su un bel noir (tipo Jim Thompson), ma il prossimo Dostoevskij sarà uno tra i Demoni o Notti bianche :)
Ottimo commento Giovanni; è ampiamente risaputo che Dostoevskij sia uno dei pilastri della letteratura russa dell'800; le sue opere sono molto introspettive e cercano di scavare i meandri nascosti dell'essere umano. Ho letto questo romanzo molti anni fa, subito dopo "L'idiota" per il quale te ne consiglio la lettura. Ciao.
Ferruccio
In risposta ad un precedente commento
Giovannino
22 Aprile, 2015
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Anche quello già messo in lista, grazie :)
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