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Magia, disincanto e amicizia
Per Pip il mondo è davvero piccolo. Un focolare, una fucina, una palude tetra e nebbiosa sulla foce del Tamigi, un cimitero desolato e coperto di ortiche, una scuola serale dove non si impara niente, una sorella violenta che lo tira su a legnate. Poche persone, per lo più ostili, e un trattamento da giovane criminale irriconoscente nei confronti di chi lo ha cresciuto con le proprie mani. Gli unici veri amici sono la dolce Biddy, nipote della sua pseudo insegnante e il cognato Joe, fabbro dalla mole imponente ma dall'animo mite e generoso, che tratta Pip come un suo pari e che progetta di assumerlo come apprendista. A sconvolgere l'esistenza del protagonista, entrano in scena alcuni singolari personaggi. Il galeotto Magwitch, che Pip salva da morte certa procurandogli del cibo trafugato dalla dispensa di casa. La ricca e misteriosa Miss Havisham, che ingaggia il giovane come palliativo alla sua ombrosa solitudine. La bella e inaccessibile Estella, che lo sconvolge facendolo ammalare del più incurabile dei mali: l'amore. Infine il cinico avvocato Jaggers, che comunica al ragazzo una notizia sconvolgente: un misterioso benefattore ha deciso di prenderlo sotto la sua ala protettrice e di farne un gran signore. Grandi speranze appaiono all'orizzonte. Pip abbandona la sua malagiata esistenza e si trasferisce a Londra dove in pochi anni diventa un uomo colto ed elegante, tagliando con il passato al punto da dimenticare non solo la palude, la nebbia e la fucina, ma perfino chi, come Joe e Biddy, non ha mai smesso di pensarlo e di volergli bene. Le prospettive sono rosee, tutto sembra bello e facile, perfino in amore le sue speranze sembrano potersi concretizzare. Ma la vita, si sa, riserva spesso subdole sorprese. Dickens racconta la crescita e la maturazione del protagonista in un incalzante intreccio di dramma e umorismo in cui non mancano di certo coinvolgimento e suspense. Ad uno stile di prim’odine l’autore accompagna una profonda e ben articolata introspezione psicologica dei personaggi, che appaiono vari, originali, appassionanti. All’intenso alone di magia e di pathos che permeano l’opera, fanno da contrasto il disincanto e la disillusione che scaturiscono delle varie situazioni in cui Pip e i suoi compagni d’avventura si vengono continuamente a trovare e che appaiono emblematiche della precarietà della condizione umana e dell’ineluttabilità del destino. Motivo di fondo dell’intera vicenda e unica ancora di salvezza nell’impetuoso mare della vita sembra essere l’amicizia: quella che va oltre le differenze economiche e di classe, che dà senza pretendere nulla in cambio, che sopravvive alla lontananza, all’irriconoscenza, all’oblio, che non viene a mancare nel momento del bisogno. “E la cosa più bella è che mi sei stato molto più vicino da quando sono sotto una fosca nube, di quando il sole sfolgorava. Questa è decisamente la cosa più bella”.
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