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Ridimensionare le proprie certezze
Quando sono entrata in libreria e ho visto la xilografia di Escher stampata sulla copertina di questo libro, non ho potuto fare a meno di comprarlo, nonostante non ne conoscessi nè il contenuto nè l'autore. Ho iniziato la lettura con grande curiosità e incredibili aspettative per una storia che si preannunciava assolutamente originale e fuori da qualsiasi schema, pur nella sua linearità stilistica e tematica. Non si tratta di un capolavoro della letteratura mondiale, di un grande classico come "Guerra e pace", ma d'altra parte non si propone nemmeno di esserlo. Lo stesso autore era "semplicemente" un insegnante, e lo scopo di questo libro è proprio quello di mandare un messaggio attraverso una storia apparentemente semplice che trascende dalla concretezza, per approdare in un fantastico mondo bidimensionale popolato da figure geometriche. Un quadrato è il protagonista della storia che spiega al lettore, sempre più incredulo, come possa essere organizzato un luogo di questo tipo: le regole che si devono rispettare, le modalità differenti con cui è possibile riconoscere le altre figure, la gerarchia sulla quale si basa la società... E l'unico modo per comprendere le parole del protagonista è cambiare punto di vista, letteralmente, immaginare una realtà fatta di angoli e superfici. Ma l'acume dell'autore non finisce qui, il dettaglio più grottesco della storia è dato dalla descrizione delle donne, ridotte a linee, le entità meno influenti nella società, le meno considerate ma anche le più pericolose perchè un rapido movimento del loro didietro può essere letale. L'idea della donna come di un essere inferiore ma insidioso, privo di dignità ma fonte di pericolo è incredibilmente attuale, soprattutto nel periodo di Abbott, e trovo che sia stupefacente come l'autore sia riuscito a rendere in modo così semplice e astratto una realtà così dura e concreta. Il racconto è ricco di significati, messaggi che si nascondono dietro alle regole assurde di Flatlandia e che il nostro quadrato comunica abilmente. Egli compie un viaggio nei mondi con diverse dimensioni e scopre perfino il mondo tridimensionale, nonostante l'iniziale incredulità. Tuttavia, proprio come qualunque portatore di nuove idee nella storia dell'uomo, verrà inevitabilmente accusato di pazzia quando tenterà di rivelare ai circoli che esistono le sfere, ai quadrati che esistono i cubi: per loro è inconcepibile che possano esistere entità "superiori". D'altra parte questo è il problema dell'uomo moderno: soffriamo di un assurdo senso di inferiorità che ci impedisce di guardare la realtà per come essa è veramente, con i suoi incomprensibili misteri, possibilità che anche l'uomo deve rassegnarsi a comprendere ma che deve accettare. Ridimensionare il proprio punto di vista non è facile, accettare che il mondo sia completamente diverso da come lo abbiamo sempre immaginato o voluto immaginare implica un difficoltoso atto di umiltà che pochi sembrano pronti a compiere: è molto più facile chiudere gli occhi, coprirsi le orecchie e fingere di non avvertire l'aria di cambiamento che sta arrivando. Il mondo non è fatto per i quadrati coraggiosi ma per i circoli tracotanti e i triangoli rassegnati.