Dettagli Recensione
Un santo
Testo breve, si legge tutto d’ un fiato. Apparentemente è semplice e per essere stato scritto poco prima della morte, pubblicato postumo, fruito prima dalla cerchia degli intimi, è gravato dal fardello di rappresentare il testamento letterario dell’autore, morto poco tempo dopo, in seguito ad una crisi etilica.
Il titolo contiene tre elementi che ci fanno subito addentrare nella sua complessità, due strettamente intrecciati, leggenda e santo, l’altro di natura puramente biografica. E in effetti la leggenda è, in origine, un testo letterario narrante la vita di un santo e contenente elementi fantastici e miracolosi con fini esemplari. Successivamente si è evoluto in un genere letterario che ha come base una realtà (personaggi, storia, luoghi) deformata in senso religioso.
Questa leggenda è un susseguirsi di miracoli (inattesa e ripetuta disponibilità pecuniaria) a favore di un senzatetto che vive sotto i ponti della Senna. Un incontro fortuito ma non casuale muove l’azione: un anziano signore, recentemente convertitosi al cristianesimo, dona al protagonista una somma e lui, accettandola , promette di restituirla. Su consiglio del donatore, si decide per un’offerta al prete della chiesa che custodisce la statua della santa cui il donatore è devoto: S. Teresa de Lisieux. Il denaro permette ad Andrèas di riappropriarsi della propria vita in modo episodico e frammentario in un crescendo che lo porta a incontrare i tasselli umani della sua trascorsa esistenza. Riallacciando i rapporti umani attraverso il denaro che con ulteriori “miracoli” gli si rendono disponibili in breve tempo, viene reintegrato nella società che però lo allontana dal suo obiettivo lui che , forse, mai ne aveva avuti di così urgenti. La restituzione sarà rimandata varie volte per una sorta di casualità mista a incapacità che intrappolerà Andrèas fino alla scena finale.
La leggenda sembra voler ritrarre un uomo a cui capitano eventi eccezionali che però, se potenzialmente sarebbero potuti diventare un’arma di riscatto sociale, diventano invece complicazioni tese a minare l’integrità morale del protagonista. Egli riuscirà, nonostante tutto, a preservarla.
Metafora, il racconto, probabilmente, della condizione dell’alcolista: una vita non-vita, non inquadrabile, non ingabbiabile che nessuna occasione può redimere se non una morte” lieve” e “bella” che purtroppo a Roth fu negata.
La finzione letteraria ammette il santo peccatore, la realtà forse no, l’arte sì.
Indicazioni utili
Commenti
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Anche a me il libro è piaciuto. Com'è diverso da altre opere dello stesso autore (pensiamo al bellissimo "La marcia di Radetzky" )!