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Il sentimento d'amore di Fanny Price
Come tutti i romanzi della Austen, anche questo è scritto divinamente, soprattutto per la capacità di esplorare con intelligenza e apparente facilità i moti più reconditi dell’animo dei protagonisti, in primo luogo, in questo caso, quello di Fanny Price. In fondo tutta la narrazione si svolge dal punto di vista di quest’ultima, tranne nella parte iniziale, introduttiva, e nell’ultimo capitolo, che funge da riassunto della conclusione delle vicende dei vari personaggi.
Devo confessare che speravo in una conclusione diversa, nel senso che mi aspettavo che Henry Crawford maturasse davvero come persona, fino a cambiare il giudizio negativo che Fanny si era fatto inizialmente su di lui ( e infatti, con abilità di grande narratrice, sul finale del corteggiamento di Henry, quando lui la va a trovare con assiduità e “amorosa vicinanza” a casa della sua famiglia d’origine, presso la quale ormai lei si sente come in esilio dagli affetti consueti, l’autrice fa maturare nell’animo di Fanny quasi un’inclinazione a credere alla buona fede di Henry, e dunque a cedere alle sue “sincere” offerte d’amore- tranne poi a ricredersi davanti allo svolgimento degli eventi successivi). Ma ancora una volta la Austen sa costruire con grande sagacia il carattere della sua protagonista, perché i fatti dimostreranno (vedi la “fuga”, e dunque il tradimento, di Henry con Maria Bertram) come il suo assiduo spasimante non fosse in realtà degno di fede, e come dunque la presunta “amata” avesse visto giusto nel respingere la sua proposta di matrimonio, nonostante i grandi vantaggi sul piano materiale che questo le avrebbe assicurato. Probabilmente le mie aspettative a proposito di Henry Crawford erano alimentate dalla precedente lettura di “Orgoglio e pregiudizio”, dove effettivamente Darcy si trasforma agli occhi di Elizabeth fino a indurla ad accettare la dichiarazione del suo amore per lei. Ma giustamente Jane Austen non ha voluto ripetere lo stesso schema e questa volta ha costruito accanto a Fanny un coprotagonista un po’ “insipido”, il cugino Edmund, che passa da caro amico e confidente nell’infanzia di Fanny, al ruolo di amore sognato e mai rivelato nella sua maturazione giovanile. Ma in definitiva la figura di Edmund resta sempre passiva e il motore della vicenda e dei suoi sviluppi rimane l’incrollabile sentimento di Fanny, fedele a se stesso e alla fine premiato dallo svolgersi degli eventi, che inducono Edmund a riconoscere i meriti di chi era da sempre al suo fianco, cioè la cugina Fanny, ormai diventata una donna piena di pregi.
Non concordo con il giudizio di quanti, quasi a volere scusare l’eccesso di “sentimentalismo buono” che emerge dalla figura di Fanny e dalla sua vicenda personale a lieto fine, hanno voluto vedere nel romanzo una critica ironica nei confronti della società nobiliare del tempo e di conseguenza anche nei confronti di una storia d’amore “troppo zuccherosa”: la Austen, come in tutte le sue opere, si dedica anche qui all’esplorazione del sentimento amoroso, soprattutto nella sua incarnazione al femminile.
Indicazioni utili
Ragione e sentimento