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Umanità degradata
Il romanzo, antecedente ai tre capolavori “L’idiota”, “I demoni” e “I fratelli Karamazov”, rappresenta un particolare accadimento nella vita dello scrittore quando venne arrestato, nel 1849, e poi deportato in Siberia ai lavori forzati a Omsk, nel gennaio del 1850, perché colpevole di appartenere a un’organizzazione sovversiva.
La narrazione è per lo più autobiografica anche se, nella prefazione, indica un immaginario ex recluso, deportato per aver ucciso la moglie, che gli ha fornito un manoscritto nel quale racconta i suoi anni passati a scontare la pena in un campo di lavoro della Siberia.
L’autore racconta, nei minimi particolari e con profondità di linguaggio, la vita vissuta in mezzo al ghiaccio e alla disperazione da parte di una variegata comunità di esseri umani che devono scontare una pena detentiva per delitti diversi; dalla divergente opinione politica all’omicidio, dalla corruzione allo stupro. I reclusi condividono, quindi, la sola sofferenza che non fa distinzione tra ceto sociale e tipo di crimine commesso; tutti cercano una ragione per la sopravvivenza in un ambiente degradato dove la fame, la malattia, il freddo intenso e le punizioni corporali inflitte dalle guardie-aguzzini, sono una routine giornaliera senza soluzione di continuità. In un luogo così promiscuo possono, comunque, verificarsi episodi di solidarietà e pietà tra coloro che anelano alla fine della detenzione e a tornare a vivere come esseri umani.
In tali condizioni di vita l’uomo perde la propria dignità e, solo per pochi, l’unico conforto è la preghiera supportata dalla speranza e dalla convinzione dell’esistenza di un Dio che possa ascoltare e alleviare i patimenti che sono spesso estremi.
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Commenti
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Grazie per il commento. Ciao.
Ferruccio
A te anche il merito di averci portato all'attenzione un testo del grande scrittore russo.
Ciao.
Ferruccio
Letture buie che però sono colme di emozioni
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Ciao Ferruccio..tu stimoli riflettere...
Bello!
Pia