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Lo straniero
 
Lo straniero 2014-10-06 19:04:10 Valerio91
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    06 Ottobre, 2014
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Straniero nella città di Vita

Breve ma intenso e angosciante. Questo è “Lo Straniero” di Albert Camus. Le pagine scivolano via con una velocità disarmante perché è come se tu le subissi come Meursault subisce la sua esistenza.
Partecipiamo a quello che è probabilmente un piccolissimo tratto della vita del protagonista... eppure così intenso. In queste poche pagine il protagonista affronta la morte di una madre ed è attore principale di una serie di eventi che nella vita di un uomo possono essere portatori di emozioni devastanti, di cambiamenti radicali di animo, di distruzione o di felicità.
Ma Meursault è uno straniero di quella città chiamata Vita, la sofferenza non gli porta lacrime, la gioia non gli porta sorriso, non prova empatia. Meursault è un essere che si limita a subire la vita, vittima dell’ambiente e delle persone che lo circondano, sono queste a condurre la sua esistenza, non lui. La sua personalità porta a suscitare nel lettore un angoscia continua, una sorta di astio nei suoi confronti, come può Egli essere indifferente a tutto ciò che gli accade? Come può non reagire? Come può non essere felice o in sofferenza? Questi pensieri naturali del lettore vengono condivisi da chi circonda Meursault, da coloro che lo condannano, eppure anche loro, anche noi siamo in errore. Per quanto possa sembrare inumana tale insensibilità, possiamo condannare un uomo alla pena capitale per questo? Nel giudicare il protagonista, chiunque sembra dare più peso al non aver pianto per la madre, che al fatto di aver commesso un reato. Allora è un reato non piangere per una propria madre, è un reato non gioire nell’avere una persona che ci ama, o è un reato ciò che la Legge considera reato?
Bisogna perciò fare una distinzione. Esistono le leggi degli uomini, e le leggi di Dio. Le leggi degli uomini si interessano di quel che è permesso o meno all’uomo di fare, le leggi di Dio ci sono stampate nel cuore, e sono quelle che ci permettono di giudicarci all’interno di noi stessi, che ci permettono di capire se stiamo agendo umanamente. A Meursault Dio non è mai interessato, da ciò nasce la sua indifferenza, e lui non capisce perchè gli uomini lo condannano per le sue mancanze nei riguardi delle leggi di Dio, ma con le punizioni delle leggi degli uomini. Non dovrebbe essere Dio a giudicarci riguardo alle sue leggi? Nonostante ciò accetta il suo destino, accetta tutto, e seppur nutrisse qualche speranza di salvezza, è sempre una salvezza che decide di non trovare in sé, ma che spera di trovare nel fortuito, nel caso, in una causa esterna, perché anche quando si tratta di salvare sé stesso, non ritiene di essere artefice di una sua eventuale salvezza, crede solo di poterla subire.
E’ un libro angoscioso, che fa riflettere, personalmente, la condotta di Meursault ci fa pensare seriamente a noi stessi ed al nostro approccio con ciò che ci circonda.
Subire la vita è un qualcosa di davvero terrificante. Perciò quando ci troviamo in quei momenti in cui ci abbandoniamo alle difficoltà, sperando soltanto che le cose possano migliorare, senza adoperarci affinché queste possano effettivamente prendere questa direzione, stiamo diventando stranieri in questa strana città chiamata Vita. E se effettivamente doveste farlo, pensate a Meursault, e cercate di riprenderne le redini.

"Come se quella grande ira mi avesse purgato dal male, liberato dalla speranza, davanti a quella notte carica di segni e di stelle, mi aprivo per la prima volta alla dolce indifferenza del mondo."

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