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Cinque notti in bianco
Nella recensione svelo più o meno esplicitamente il finale e altri punti salienti.
Libro breve ma intenso.
Sembra banale ma è così; la relazione tra i due personaggi si intensifica a velocità incredibile, sembra quasi che le quattro notti bianche non siano una successiva all'altra, bensì dilazionate in un ampio arco di tempo durante il quale Nasten'ka e il narratore si sono frequentati e conosciuti reciprocamente, all'insaputa del lettore.
La storia procede rapida ed essenziale fino al finale, che non può essere considerato a cuor leggero un finale triste, pur non essendo certo il classico lieto fine.
L'ambientazione è quasi inesistente, sappiamo dalle parole del narratore che ci troviamo a Pietroburgo.
Questa certezza vaga rinforza il clima onirico che pervade il romanzo, infatti, come nei sogni, sappiamo di essere in un luogo pure se non abbiamo nessuna certezza che si tratti proprio di esso.
Il personaggio di Nasten'ka risulta frivolo, quasi odioso, mentre calpesta con egoistica inconsapevolezza le chimere del narratore, sognatore ad occhi aperti, che vive le sue giornate in una dimensione onirica.
Ma che smette per lei di sognare, infatti le sue visioni torneranno repentinamente solo quando lei lo abbandonerà.
“E di cosa potrò sognare, se nella realtà sono stato tanto felice vicino a voi!”