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GOGOL CI PIGLIA PER IL NASO?
Un racconto completamente folle, tanto da sembrare una favola per bambini, nasconde in realtà una critica efferata alla burocrazia russa.
Proprio per questa critica e per la surreale serenità con la quale il protagonista accetta la sconvolgente perdita che subisce, questo racconto ricorda molto le opere di Kafka, principalmente “Il processo” (nella critica ad un apparato burocratico lento e pachidermico, gestito da persone incompetenti e superficiali) e “La metamorfosi”.
Assistiamo così decisamente spiazzati alla tragica scoperta di Kovalev, piccolo burocrate, che si risveglia senza la sua appendice olfattiva.
Anzichè consultare un medico o comunque dimostrare grande stupore per questo fatto assurdo, Kovalev, dopo aver tentato la denuncia di scomparsa, comincia a pensare a chi possa aver avuto interesse a privarlo del naso, imprescindibile accessorio per la vita in società.
Kovalev infatti è uno yuppie ante-litteram, intenzionato a scalare la piramide sociale grazie alle sue doti affabulatorie e la sua presunta avvenenza.
Ma tutto ciò è impossibile senza naso!
Quello che quindi potrebbe sembrare un innocuo divertissement è invece, ancora una volta, una critica ad una società in cui Gogol si trova immerso e dalla quale non prende aristocraticamente le distanze, puntualizzandone comunque idiosincrasie e follie varie.