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Come si diventa uomini
La Figlia del Capitano, scritto da Puskin, racconta la storia del giovane Pëtr Andréevic Grinëv, rampollo di una famiglia di militari, che vede la sua vita segnata sin dall’infanzia: servirà la patria nell’esercito russo. L’infanzia scorre tranquilla per il protagonista finché il padre decide finalmente di arruolarlo, ma non in una grande città, bensì in un piccolo avamposto di frontiera, al fine di porre il ragazzo di fronte alle vere difficoltà della vita. Si tratta di un fulmine a ciel sereno per lo spensierato Pëtr, che a malincuore si dirige verso la fortezza a cui era stato destinato, senza immaginare tuttavia che in quel luogo così lontano dal mondo “civile”, diventerà Uomo: conoscerà la vita militare, l’obbedienza ai superiori, la delusione del tradimento, la disillusione nei confronti delle amicizie, ma soprattutto troverà l’amore che lo renderà coraggioso oltre il limite dell’immaginazione tanto da sfidare il temuto Pugacëv e i tribunali militari.
Il romanzo dipinge in maniera perfetta la crescita umana e spirituale del protagonista e rappresenta sicuramente uno dei capisaldi della cosiddetta letteratura di formazione. Quel che colpisce è la versatilità della prosa che, per quanto sottoposta alla mano del traduttore, rende onore al romanzo, risultando di una leggerezza che lascia stupefatti, soprattutto in considerazione del fatto che l’opera è datata 1836.
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