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L'assoluto disprezzo della bontà
Ad innalzarsi su tutto, nella storia, è senza dubbio la purezza, la bontà, la perfezione morale oserei dire, del protagonista, un vecchio pastaio che neanche in pensione smette di sacrificarsi in maniera maniacale per le sue figliole, assolutamente irriconoscenti verso il loro papà, al punto tale da provare vergogna di lui, evitando di riceverlo in casa.
Immancabili le critiche verso un personaggio di questo tipo, nel quale è facile, aggiungerei scontato, trovare un'estrema debolezza di carattere, un'incapacità di confrontarsi e di adeguarsi ad una realtà spietata, che non lascia troppo spazio a sentimenti di bontà e totale abnegazione, nemmeno se riferiti alla famiglia, che evidentemente non sfugge al tragico destino di un mondo corrotto. Ecco dunque che Papà Goriot si trasforma nello zimbello della pensione Vaquer, subendo il continuo scherno da parte degli altri inquilini della stessa, triste affresco di una società miserabile e meschina, capitanata dalla vedova Vaquer, la proprietaria, la cui pochezza morale raggiunge livelli altissimi. in mezzo alla pochezza imperante descritta da Balzac, e che avvolge tutti i personaggi della storia, ad elevarsi è la figura di Eugene de Rastignac, un giovane di provincia trapiantato a Parigi per poter frequentare l'università.
Eugene è l'unico ad accorgersi dell'immensità di papà Goriot, il solo a rimanergli vicino sino alla fine quando, ormai sul letto di morte, papà Goriot si ritrova abbandonato da tutti, in una disperazione tale che lo porta a pentirsi e ad accusarsi per l'educazione errata impartita alle due ingenerose figlie. Ma la grandezza di questo personaggio va oltre la sua bontà d'animo. Eugene infatti è un personaggio dalle mille sfaccettature che, da semplice studente di provincia, si trasforma gradualmente in profondo conoscitore della società. La sua ambizione è forte; in lui il desiderio di affrancarsi dalla condizione di giovane sprovveduto lo porta ad immergersi totalmente nella realtà che lo circonda. Toccherà con mano la pochezza della gente, esponente del mondo scintillante che aveva tanto sognato di raggiungere. Ben presto imparerà, vivendola, che dietro al lusso e alle feste si nasconde una realtà di un'estrema miseria e pochezza morale, corrotta in ogni suo aspetto. Eugene dunque cresce con lo scorrere della storia, matura e si evolve. Diventa infine l'uomo che aveva sempre agognato di essere, rimanendone sicuramente deluso, ma allo stesso tempo ne esce rafforzato quando, dall'alto di una collina nel cimitero, osservando una Parigi illuminata al crepuscolo, in una memorabile scena finale, pronuncia una frase densa di significato: "A noi due adesso", dichiarandosi ormai pronto ad affrontare a piena forza quella pochezza da lui tanto sognata, a gettare il guanto di sfida a una società per la quale Balzac non lascia alcuna speranza di redenzione.
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Questo romanzo di Balzac mi e' piaciuto moltissimo.
Il protagonista e' un personaggio grandioso e commovente : un monumento all'amore paterno.
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