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La grandezza di Levin
Definire Anna Karenina un romanzo d'amore è senza alcun dubbio riduttivo, per i numerosi spunti e riflessioni che Tolstoj ci offre nella narrazione, riguardanti la società, che viene indagata (e spesso maltrattata) sotto molteplici punti di vista. Mettendo da parte tutto questo, voglio incentrare la mia recensione sulla tematica principale, che fa da sfondo a tutto il resto: l'amore.
Personalmente ritengo "Anna Karenina" il migliore romanzo d'amore di tutti i tempi, considerando l'intensità espressiva con cui l'autore ce lo descrive, permettendoci di capire, attraverso questo, la natura dei vari personaggi rappresentati. Dei principali, descritti nel romanzo, ciascuno vive una propria storia d'amore e, dall'analisi di ognuna di esse, ecco delineati i rispettivi profili. Dall'ingenua e sprovveduta Dolly all'introspettivo Levin, passando per l'intrepido ufficiale Vronskij e la sempre insoddisfatta Anna. il personaggio di Anna, a dispetto dei numerosi elogi che continuamente la critica le tributa, legati essenzialmente alla sua modernità e al suo coraggio, che mi sento assolutamente di condividere, mi ha deluso. E' una donna (giustamente) insoddisfatta, per via della sua infelice relazione con l'arido marito, un freddo funzionario dal quale non riesce a cavare un pizzico di sentimento. Frustrata da questa situazione, decide di trovare conforto tra la braccia di Aleksej Vronskij, un giovane ufficiale assolutamente frivolo e privo di qualsiasi spunto interiore, insomma un cialtrone tutto fronzoli e buone maniere, classico esponente dell'aristocrazia russa dell'epoca, vuota e fine a se stessa. La mia critica verso Anna è assolutamente personale, dettata dal disprezzo che nutro nei confronti di personaggi di questo tipo, verso i quali, evidentemente, la protagonista nutre un forte interesse. La mia delusione nei suoi confronti viene poi rinforzata dal confronto, che Tolstoj ci propone, tra la sua storia d'amore col "brillante" ufficiale, e quella tra Levin e Kitty.
Su Levin mi sento di esprimere il mio massimo apprezzamento. Insieme al principe Mishkin de "L'idiota", rimane il mio personaggio maschile preferito (tra tutti quelli finora incontrati durante la mia carriera di lettore). E' un personaggio introspettivo, in lotta perenne con le sue incertezze e le sue debolezze che, paradossalmente, lo proiettano al di sopra di tutto il resto. E' l'inconsapevole portatore di una verità universale, che va al di là di ciò che dice la gente e dei vincoli imposti, basata sulla ricerca del bello e del bene a tutti i costi. Il suo amore per la natura, i suoi sentimenti verso l'amata Kitty, denotano un grande spessore morale, che per me rappresenta la vera vetta di un grande romanzo.
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Sostanzialmente condivido la tua valutazione sui personaggi di Levin e di Anna. Quest'ultima è una figura che mi ha progressivamente deluso, fino all'estremo impulso di togliersi la vita, per giunta con l'intento di rendere infelice l'uomo che ama. E ci riesce.
Il romanzo, ovviamente, è molto bello. L'autore ha una capacità di rappresentare e di descrivere che lo colloca indubbiamente ai vertici della letteratura di tutti i tempi.
Ti sarei molto grato se volessi esprimere un tuo giudizio riguardo questo paragone. Grazie anticipatamente.
Anna, essendo di una classe sociale superiore, ha tutto il contesto che l'altra vorrebbe, in più è intelligente e colta; anche lei però è infelice, coltiva il mito dell'amore.
Mi pare che entrambe siano sostanzialmente donne annoiate dal loro benessere (non fanno nulla, rispetto alla quasi totalità delle donne del loro tempo); i loro mariti non sono particolarmente negativi (pensiamo alla mentalità dell'epoca!): la maggioranza delle donne probabilmente avrebbe voluto averli. Sono madri irresponsabili (la Bovary incapace di amare). E' allarmante che un femminismo superficiale ne abbia fatto due eroine.
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