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Luci e ombre di un nuovo edonismo
“Chiunque insegua i piaceri di una forma fugace, si riempie la mano di fronde secche e coglie bacche amare”.
Così annuncia la sentenza del cardinale Maffeo Barberini (futuro papa Urbano VIII) scolpita sul basamento del meraviglioso Apollo e Dafne di Bernini. Sembra un paradosso: una predica contro la bellezza scolpita sull'emblema della bellezza. Ma ha un suo senso. Difatti cos'è la bellezza? Bello è ciò che ti fa comprendere che il mondo non è solo tenebre ma anche luce. Bello è ciò che ti fa sentire uomo tra gli uomini. Bello è ciò che dona la pace. La bellezza è ciò che ti rende parte di quell'unione di spirito e natura che è l'Assoluto.
Tuttavia la nostra esistenza è fatta di sparuti momenti di bellezza unici e irriproducibili. Non li possiamo forgiare e non li possiamo nemmeno cercare. Chi si desse a questa caccia paradossale finirebbe per disperarsi a causa della miseria che lo circonda o per corrompersi, sprofondando negli abissi cavi della depravazione e del peccato. Barberini ci invita a non perdere la nostra breve esistenza nell'amarezza della forma esteriore che sarà fatalmente consumata dal trascorrere del tempo. Tuttavia all'uomo è stata data la possibilità di immortalare una di queste tante gocce di bellezza nella pietra, nella tela, nell'affresco. Parliamo dell'Arte, la grande sacerdotessa del bello, l'unica che riesce a sottrarsi alle mani callose della Morte e a donare all'eternità i piaceri e le gioie della giovinezza. Questo ci dice Bernini con le sue due creature che rimarranno sempre strette nel loro sofferente dramma, in una vorticosa spirale di passione e pathos. E lo spettatore di ogni luogo e di ogni tempo non farà che purificarsi di fronte a tale spettacolo e a ringraziare il cielo per il bello che gli ha donato.
Questa grande lezione di vita che Barberini e Bernini hanno raffigurato nella pietra trova il proprio corrispondente letterario nel capolavoro di Oscar Wilde (1854-1900): “Il ritratto di Dorian Gray”.
Basil Hallward ha appena finito il ritratto della sua nuova musa,Dorian Gray. Costui è un giovane stupendo con il suo incarnato eburneo, i suoi morbidi riccioli dorati e i suoi profondi occhi blu oceano. Nessuno può resistere al fascino della sua grazia, della sua ingenuità e del suo candore. Non solo il pittore ma anche il suo amico, lord Henry Wotton, ne rimane incantato. Lord Wotton, cinico e raffinato esteta, con i suoi pungenti aforismi conquista in un baleno il giovinetto e ne diviene il mentore e l'iniziatore alla sua teoria del piacere. Il mellifluo aristocratico gli inculca la venerazione della bellezza e della giovinezza. Ai belli e ai giovani è concesso di tutto, ma per un breve periodo: il Tempo con la sua clessidra incombe e in ben che non si dica arriverà la Vecchiaia e infine la Morte. Dorian non vuole invecchiare e prega con tutta l'anima di avere salva la propria giovinezza. La sua preghiera non rimane inascoltata: sarà, infatti, il suo ritratto a subire il trascorrere degli anni e la perpetrazione del peccato. “Curare l'anima coi sensi, e i sensi con l'anima”. Questo diviene,allora, il nuovo motto del giovane che si inserisce in un circolo vizioso , finendo per commettere efferati crimini. E mentre l'ormai spregiudicato dandy non si meraviglia più delle propria disumanità, il quadro continua a deformarsi e a invecchiare....
Oscar Wilde, con il tocco delicato della sua preziosa penna, compone un esasperato inno alla bellezza e inaugura un nuovo estetismo fondato sul binomio vita-arte. Ma non solo. Per bocca di lord Wotton, l'autore ci dona un affresco graffiante e amaro della malata società vittoriana in cui i peccatori più incalliti sono i più ferventi moralisti e in cui il vizio viene tollerato se mascherato da cortesia e bon ton. Tuttavia la grandezza dello scrittore irlandese sta nella sua capacità di conquistare il lettore attraverso una scrittura ipnotica e drogante che accarezza e culla. Mai prima d'ora mi era accaduto di entrare talmente in simbiosi con un libro da tremare nei momenti di sofferenza, di soffocare nei momenti di suspense e di rimanere languidamente rapito dalle deliziose descrizioni di Wilde.
Un'esperienza davvero unica. Buona lettura!
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Commenti
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Ciao!
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C'è da dire che l'Estetismo di fine Ottocento ha dato scarsissima considerazione alla tensione etica, e questa lacuna si è riverberata su ampi strati della letteratura dei decenni successivi.
Ti 'regalo' una frase di A. Kumar. " ... la bellezza è qualcosa di più profondo di un'immagine ".