Dettagli Recensione
Il 1984 degli animali
Sono innumerevoli le cose che avrei da dire su quest’opera, ma proverò a non dilungarmi troppo.
“La fattoria degli animali” è un vero e proprio preludio a quel capolavoro che sarà “1984”, e le analogie tra queste due opere sono talmente tante che probabilmente ne dimenticherò qualcuna. Ma partiamo dalla trama. Gli animali di una fattoria, verranno incitati dal Vecchio Maggiore, un anziano maiale, a mettere in atto una Ribellione, scacciando gli uomini e instaurando nella fattoria un regime egualitario utopistico. La “Fattoria Padronale” diviene, dopo la sconfitta degli uomini, la “Fattoria degli animali”.
Nonostante inizialmente gli animali si sforzino di mantenere una società dove tutti sono uguali e guidati dai Sette Comandamenti dell’Animalismo, cominceranno a venir fuori le differenze di “classe”. I maiali, gli animali più intelligenti, cominceranno a sfruttare i più deboli (di carattere) tenendo per sé comodità e risorse, lasciando agli altri solo le briciole e il duro lavoro.
Pian piano iniziano a venir fuori le analogie col Socing di “1984”.
I maiali, accecati dal potere, inizieranno a praticare l’ingiustizia, convincendo tutti gli altri di stare operando per il bene comune. Faranno ciò manipolando il pensiero delle masse ottuse e cieche; plasmando per gradi il passato (vi ricorda qualcosa?), facendolo apparire sempre peggiore del presente, quando probabilmente non lo è; variando i dati di produzione ostentando una sovrabbondanza che non c’è e trovando capri espiatori esterni ai fallimenti interni della società, trasformando gli eroi scomodi in traditori utili (Palladineve il corrispettivo di Goldstein). Si instaurerà anche la figura animale analoga al Grande Fratello, verso la quale affluiscono tutti i meriti e le onoreficenze della società, ovvero il maiale Napoleone. Il potere è nettamente passato quindi nelle mani di un’unica specie. E’ qui appunto il punto focale del romanzo, tema importante anche dell’opera che lo seguirà. Secondo Orwell la società sarà sempre divisa in tre caste: Alti, ovvero coloro che detengono il potere; Medi, ovvero coloro che vogliono spodestare chi è al potere, e i Bassi; ovvero il resto del popolo. Ed è proprio questo che vediamo nella fattoria. I maiali (i Medi) spodestano gli umani (gli Alti) con l’aiuto degli altri animali (i Bassi), con promesse di una società e di una vita migliore per questi ultimi. Riuscendoci però non faranno altro che rendere i maiali e i cani rispettivamente gli Alti e i Medi, mentre coloro che appartenevano ai Bassi, tali rimangono nonostante il sangue, il lavoro e le vite perse. Il potere alla fine corrompe tutti. I principi dell’Animalismo non diverranno altro che parole senza significato, modificate a piacimento. I maiali dormiranno nei letti, berranno alcool, uccideranno altri animali per i propri interessi ed impareranno addirittura a camminare su due zampe, come gli uomini, andando contro tutti i principi cardine della Ribellione. L’unica cosa a variare, sono le persone (in questo caso i maiali) al potere. Quella che era diventata la “Fattoria degli animali” dopo la Ribellione, torna ad essere la “Fattoria Padronale”. Questo romanzo è uno specchio animalesco della società, della natura e della mente umana.
Sono perfettamente conscio che questa recensione sia una noia mortale, ma sto amando profondamente Orwell, ha uno stile magnifico, le sue idee sono coerenti e ben esposte, e mi sembrava un delitto non cogliere i suoi messaggi nascosti in un romanzo decisamente godibile anche leggendolo senza soffermarsi sui contenuti di fondo. L’unico rammarico? Orwell, perché non sei stato prolifico come tanti (molti anche inutili) romanzieri contemporanei?
“Non c’era più alcun dubbio su ciò che era successo alla faccia dei maiali. Dall’esterno le creature volgevano lo sguardo dal maiale all’uomo, e dall’uomo al maiale, e ancora dal maiale all’uomo: ma era già impossibile distinguere l’uno dall’altro.”
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