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"...La storia di umana fragilità e sofferenza"...
La storia di Hester Prynne, l'adultera cui è stata inflitta la condanna di portare sul petto il simbolo infamante del suo peccato, ha una precisa collocazione di tempo e di luogo: il meccanismo del dramma è strettamente legato al clima di rigido puritanesimo in cui era immersa la società della Nuova Inghilterra nella seconda metà del Seicento. Nonostante lo stretto rapporto di causa-effetto tra la situazione socioculturale della Boston seicentesca e i fatti narrati, il romanzo non è datato: non ha niente del romanzo storico. Questo perché soltanto in una certa epoca dominata da rigidi tabù e da fosche superstizioni, la fragilità e la sofferenza sono dell'uomo da sempre; e da sempre, come accade da Hester, ad esse sono legate la miseria e a un tempo la grandezza dell'animo umano. La fragilità fa cadere Hester: ma la sofferenza la matura e l'arricchisce. Isolata a causa del marchio che porta, "in una sfera a sé stante", la peccatrice è tagliata fuori da quello che si autodefinisce il consorzio civile; ma questa questa stessa condizione di segregata le permette anche di staccarsi da tutto ciò che di meschino, futile e artefatto c'è nei consueti rapporti umani. Così, mentre la isola, l'infamante A scarlatta costituisce anche una protezione, un rifugio per Hester; e la sua solitudine, non subita come una condanna ma vissuta come una prova, le permette di arrivare alla conoscenza di quelle segrete radici del cuore che resteranno sempre ignote ai suoi giudici, paghi di constatare soltanto i fatti e di condannare in base ad essi. Questo non è che uno dei temi in cui la Hawthorne si serve nel suo percorso letterario. L'importante è il risultato, è la realtà umana che riesce a mettere a nudo: poche volte il senso della colpa e il cupo peso ch'esso fa gravare sull'anima sono stati analizzati con la dolente spietatezza di cui Hawthorne dà prova nel descrivere i tormenti di Hester e del reverendo Dimmesdale. Stesso discorso si può fare a proposito del tema della vendetta e dello strano, feroce legame persecutore-vittima che si stabilisce tra lo spietato dottor Chillingworth e il tormentato Dimmesdale: siamo qui di fronte a pagine per le quali un valido termine di paragone può esser trovato, forse, in quelle di Dostoevskij.
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Interessante commento, anche per la contestualizzazione storico-culturale dell'opera.
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