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L'idiota 2014-07-14 21:41:27 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    14 Luglio, 2014
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L'idiota di Dostoevskij

Che la figura dell’idiota di Dostoevskij sia scaturita dall’intento dell’autore di creare un personaggio “del tutto buono” è cosa nota a tutti coloro che hanno letto e approfondito l’opera dello scrittore russo. In realtà si tratta di una figura complessa la cui intelligenza non può in nessun modo essere messa in discussione. Egli stesso dichiara: “Mi credono idiota, ma io sono intelligente e loro non lo sospettano nemmeno.” Proprio la bontà del principe Myshkin, la sua generosa disponibilità verso gli altri rivela la vera funzione del personaggio, che è quella di fare da contrasto alle debolezze e ai difetti di coloro che lo circondano. Il mondo di cui egli è parte è mediocre e meschino. Egli viene ora ammirato, ora disprezzato o commiserato. Lo scontro con la realtà vede Myshkin ripetutamente sconfitto.
La critica alla società dell’epoca è palese e investe la sfera sociale, quella politica e quella religiosa. Sorprende la modernità di pensiero con cui vengono trattati alcuni temi in un romanzo della seconda metà dell’ottocento. Si rivendica il diritto alla libertà di stampa, si condanna la pena di morte e su questo argomento Dostoevskij torna più volte. Sono del principe Myshkin le parole: “Uccidere chi ha ucciso è, secondo me, un castigo non proporzionato al delitto. L’assassinio legale è assai più spaventoso di quello perpretato da un brigante.” Il riferimento esplicito al comandamento Non uccidere non può né deve indurre a concludere affrettatamente che il condizionamento religioso sia determinante in queste affermazioni. È piuttosto un impegno civile e politico da parte dell’autore, che si schiera a favore del rispetto dei diritti umani. Non a caso la religiosità di Dostoevskij è da riscontrarsi non nella critica all’operato della chiesa, di cui ripetutamente vengono rilevati i limiti, quanto piuttosto nella esaltazione del comportamento individuale conforme alla dottrina del cristianesimo: un cristianesimo delle origini, puro e incontaminato. Ed è in relazione alla contrapposizione ateismo/fede che l’autore scrive alcune pagine tra le più significative del romanzo. È l’immagine di Cristo che torna, così come rappresentato nella Deposizione dalla croce di Holbein, un Cristo dai lineamenti contratti e stravolti, che denunciano tutta la sofferenza umana: una rappresentazione che non evoca alcunchè di sacro o di divino, ma piuttosto la ferocia dell’uomo che non esita a torturare chi giudica suo nemico.
Pur essendo ancora lontana la rivoluzione di ottobre, in questo romanzo sono già presenti accenni alle ineguaglianze sociali che porteranno alla caduta degli zar. Le parole del personaggio Pavlovic sul liberalismo e sul socialismo sono estremamente interessanti e significative.
Il romanzo, nel suo impianto generale, rispecchia i canoni del romanzo dell’ottocento, con la figura della cortigiana che ispira passioni violente, amori contrastati e infelici. Nastas’ja è la “dame aux camelias” russa, è colei che suscita un’insana passione in Rogozin e un amore fatto di pietà e tenerezza in Myshkin. Ancora una volta dunque la figura del principe mette in risalto il contrasto tra il bene e il male. Anche nella concezione dell’amore siamo di fronte a due interpretazioni diverse del sentimento, dalla passione carnale a quella spirituale.
Non si può fare a meno di notare, infine, quanto sia evidente nella stesura del romanzo l’influenza del grande Hugo. Echi dei Misèrables si distinguono per esempio nel personaggio di Marie.
L’idiota, dunque, il buon pricipe Myshkin, non può resistere in un mondo in cui le sue qualità positive appaiono goffe e ridicole debolezze. La sua stessa malattia, il grande male dell’epilessia, si manifesta sempre quando le sue difese sono più deboli, come a proteggerlo dal mondo volgare e crudele che lo circonda.
Un romanzo, che pur datato nel suo impianto e nella sua struttura, si rivela sorprendentemente moderno nei contenuti.

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Commenti

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Che bellissimo romanzo! Gli preferisco solo I fratelli K.
Ormai ci hai abituati alle tue eccellenti recensioni.
Complimenti!
Pia
Grazie Pia, come sempre , per la tua attenzione e gentilezza!
AnnaMaria, trovo bellissima la tua recensione.
Ritengo che il protagonista di questo romanzo sia una delle più belle figure maschili della letteratura di ogni tempo.
Bella recensione, che ha il pregio di guardare il romanzo con un occhio al periodo storico in cui si inserisce.
Quanto alla consapevolezza della propria "forza" da parte del principe, va detto che l'ambiente che gli gravita attorno - o attorno al quale egli gravita, a seconda dei momenti - riuscirà a fasi alterne a convincerlo d'essere un uomo maldestro e non adatto alle relazioni sociali...
Uomo molto particolare, e romanzo che lo è del pari...

Cara Anna, ci hai regalato un ritratto più che una recensione....sono davvero impressionata dalla tua abilitá critica....complimenti davvero!
Grazie Emilio. Hai ragione si tratta di una figura maschile unica e molto molto ben delineata!
È vero, Emilio, non si può fare a meno di considerare questi personaggi in relazione all'epoca in cui si muovono. È proprio qui che appare più evidente la modernità del romanzo.
Grazie Marcy. L'approfondimento era dovuto... Un testo troppo importante per non soffermarcisi un pò più a lungo....
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