Dettagli Recensione
Una famiglia atipica
Leggendo il titolo si potrebbe essere portati a pensare al singolo che, preso dall’angoscia di qualche evento doloroso o perché malato di gioco, si rinchiude in un casinò ad attendere la fine del proprio denaro, inesorabile epilogo degno di ogni dipendenza, ma che nella mente del malcapitato rappresenta la sola vera valvola di sfogo in cui annegare i propri pensieri.
Storia già sentita, troppe volte.
Il vero quadro raccontato da Dostoevskij ne “Il giocatore” è quello di una famiglia allargata atipica dalla morale dubbia.
Atipica perché non rispondente alla solita struttura genitori-figli, di dubbia morale perché ognuno dei componenti sembra non provare dei sentimenti veri e genuini verso nessun altro.
Il Generale, anonimo capofamiglia, spoglio di qualsiasi autorità degna del proprio titolo è caduto in rovina e ha un disperato bisogno di soldi per estinguere il suo debito con il Marchese De-Grieux, presenza non meglio definita nel racconto.
Aleksej Ivanovic è il precettore dei figli più piccoli del generale che ha anche una figliastra, Polina, innamorata di De-Grieux e della quale Aleksej è invaghito.
Tutti insieme si ritrovano in una cittadina della Germania per giocare alla roulette insieme a Madamoiselle Blanche, di cui Il generale è innamorato, e la madre di lei.
Unica salvezza, ancor più che il gioco, potrebbe essere una tanto attesa lettera con la notizia della morte della nonna Antonida, malata da tempo, la cui eredità sarebbe una manna dal cielo.
Ma non solo la lettera non arriverà mai, ma a gran sorpresa sarà proprio la nonna stessa in carne ed ossa a presentarsi e la stessa scoprirà una forte passione per il gioco che la condurrà attraverso vicende che si dividono tra il comico e il grottesco.
La narrazione non entra nel dettaglio dei sentimenti di nessuno dei personaggi, si limita solo alla descrizione dei fatti, ma nonostante ciò il lettore riesce ad avere chiaro in mente un quadro desolante che ne esce perché il gioco pare essere il solo mezzo per risolvere sia situazioni patrimoniali che passioni che hanno difficoltà a trovare una via di sfogo più naturale.
E il gioco, come avviene nella vita reale, è capace di portare grandi gioie e grandi dolori, molto spesso in un frangente di tempo davvero limitato.
Non mancano i momenti di pura comicità e in questo senso vincente si rivela la figura della nonna e la sua poltrona sulla quale siede mentre è portata da un posto all’altro da tutto il suo entourage.
La differenza sociale tra le diverse classi è l’altro tema chiave del racconto; nobili e “gente comune” messi l’uno affianco all’altro, con il contrasto tipico che ne consegue, con le relazioni che si costruiscono e si sfaldano come fossero nodi legati alla buona.
Unico vero “vincitore” del gioco, quello sociale, non quello d’azzardo, risulta Aleksej il precettore, equilibrio di varie qualità, pur senza eccellere in nessuna di loro.
Il Giocatore si legge in modo piuttosto liscio proprio perché non impegna, non per questo però manca di far riflettere su situazioni di vita che molti di noi della “vita reale” si sono trovati a vivere almeno una volta.