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Come Lucignolo e Pinocchio!
La Tessaglia è terra di sortilegi. Lì si reca Lucio e a Hypata viene ospitato da Milone. La moglie di costui, Panfila, è una maga. Sospinto dalla curiosità e dal desiderio di vedere un incantesimo, Lucio conquista la complicità della serva Fotide e assiste alla trasformazione di Panfila in gufo. La metamorfosi è propiziata da un unguento, dunque Lucio desidera ripetere l’esperimento su di sé. Ma Fotide sceglie l’ampolla sbagliata e Lucio… si trasforma, sì, in animale, ma… diventa asino (proprio come accadrà – alcuni secoli dopo - a Pinocchio e a Lucignolo nel paese dei balocchi!). Il quadrupede tuttavia conserva facoltà intellettuali, quindi scalpita per assumere nuovamente le sembianze umane: ma ciò sembra possibile soltanto ingerendo un cespo di rose.
Nottetempo, l’asino-Lucio viene rapito dai briganti e imprigionato in una caverna; lì c’è una fanciulla prigioniera, alla quale una vecchia racconta la favola di Amore e Psiche. Grazie al fidanzato della fanciulla, Lucio viene liberato dai briganti, affronta mille peripezie, passa di padrone in padrone e ha modo di conoscere i vizi umani. Infine, sulla spiaggia di Cencrea, si addormenta e sogna la dea Iside. Durante la processione in onore della dea, Lucio ha la possibilità di mangiare le rose, riacquista sembianze antropomorfe e, in segno di riconoscenza, si consacra come sacerdote del culto di Iside e Osiride.
Che significato attribuire a questa metamorfosi?
L’incantesimo della trasformazione rende visibile la dimensione bestiale di Lucio, che ne approfitta per conoscere il mondo, per vedere uomini affaticati e sofferenti al punto "da non sembrare più uomini”. Lucio-asino riconosce nella schiavitù un'altra forma di animalità e s’impietosisce perché ha sperimentato su di sé la tortura. Quando Lucio riconquista la propria umanità, non sarà più come prima. Perché l’esperienza vissuta gli ha consentito di conoscere, di espiare le colpe, di scegliere la dimensione trascendente.
L’opera risente degli influssi della religiosità mistica che caratterizza l'epoca di Apuleio (secondo secolo dopo Cristo) ed è l’unico romanzo della letteratura latina giunto integro fino a noi. La tensione alla religiosità imparenta l’opera di Apuleio alla mistica cristiana e, forse per questo, Sant'Agostino aggiunse al titolo l'aggettivo "aureus".
La narrazione (Lucio racconta di pesi e maltrattamenti in prima persona) è ironica e arricchita con favole talvolta sboccate e violente, storie di passaggio che hanno lo scopo di intrattenere e sorprendere il lettore.
Bruno Elpis
Oggi avvio il mio percorso nelle metamorfosi della letteratura. Dopo Apuleio, vi saranno Ovidio, Stevenson, Kafka e Ionesco…
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Commenti
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Mi interessa perche' questo lo comprai anche io dopo aver letto Amore e Psiche. ( Io compro, compro...)
@ Cub: non so, in alcuni punti la lettura rallenta... ma sono solo sensazioni... :-)
@ Emilio: in realtà le (ri)letture sono pressoché ultimate (ieri ho concluso Ionesco e sto ultimando la rilettura di Kafka)... scrivere i commenti sul tema conduttore è stata una conseguenza:-)
Che dite, alla fine mi trasformerò pure io?
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un piacere seguirti!