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Nel nome della Vendetta
Chi non ha mai sentito parlare del famosissimo Conte di Montecristo? Di quel personaggio pittoresco che dedicò la propria vita ad un disegno vendicativo giungendo alle vette più alte della società per battere i suoi nemici nel loro stesso campo? Credo che pochi siano coloro che non conoscono anche solo per sentito dire questo nome, anzi quest'opera. Infatti, questo famosissimo romanzo ha saputo impregnarsi nell'immaginario collettivo a tal punto da essere riconosciuto come un vero e proprio capolavoro della letteratura.
Vari sono stati gli adattamenti cinematografici - e non solo, vi fu anche una serie a fumetti - giunti nel tempo per cercare di replicare -per quanto possibile- la bellezza della storia scritta dal grandissimo Alexandre Dumas, per donarla ad un pubblico sicuramente più variegato, ma confesso che non ho mai avuto dei forti interessi nei confronti di questi adattamenti. Dunque, questa è stata una lettura totalmente inedita per me e, mi pare inutile sottolinearlo, assolutamente importante. Importante per il lettore che è in me ovviamente, poiché mi ha avvicinato ai cosiddetti "classici" che, a causa di qualche pregiudizio, avevo sempre evitato per paura di restarne annoiato, credendo erroneamente che fossero libri troppo complicati, pesanti da digerire, vecchi e addirittura lenti nella narrazione... ed invece mi sono dovuto ricredere.
Quello che colpisce de "Il Conte di Montecristo" e che, al di la degli anni che si porta dietro (ha oltre 150 anni), quest'opera dimostra di essere ancora attuale, quasi come fosse stata scritta non troppo tempo fa, apparendo immortale - come è giusto che sia per ogni grande classico e capolavoro che si rispetti.
Questo libro è davvero un testo unico e completo negli argomenti esposti e sviluppati. Qui, come in poche altre opere, si affronta l'essere umano in ogni suo sentimento ed emozione, sviscerando la sua più profonda natura, passando dalla gelosia all'invidia, dalla perfidia all'odio. Ci viene narrata una storia fatta di ascesa, caduta e rinascita, donandoci una trama anch'essa completa di tutto ciò che garantisce un'autentica epopea, abbellita per altro da emozioni crescenti e da vari colpi di scena.
Inoltre questo libro è dotato di un ritmo abbastanza spedito, mai veramente noioso grazie anche al numero non povero di personaggi che incarnano molto bene le debolezze e le virtù umane (come dimenticare il saggio Faria?).
La sua natura da "romanzo d'appendice" lo porta ad essere un libro molto gustoso, avvincente ed inevitabilmente entusiasmante, seppure potrebbe risultare troppo lungo per alcuni palati, tanto da scoraggiarne la lettura. Tuttavia consiglio, come molti altri prima di me, di non lasciarsi intimorire dalla mole perché la lettura vale assolutamente tutte le mille e passa pagine che la compongono.
Lo stile di Alexandre Dumas si mostra poetico ed evocativo e le descrizioni profonde fanno comprendere perfettamente, a mio dire, le emozioni interiori e gli stati d'animo dei personaggi. Tra tutti non posso non menzionare l'intero periodo in cui Edmond si ritrova imprigionato nel claustrofobico Castello d'If, un momento questo in cui l'autore raggiunge vette davvero elevate, dove ci fa ben comprendere il dolore interiore del giovane, la solitudine e tutti quegli oscuri e giustificati pensieri che portano la mente a certe tragiche risoluzioni.
In tutto questo, quello che ho trovato davvero riuscito, è il dualismo netto che Alexandre Dumas ha saputo donare al suo protagonista. Se all'inizio della storia ci troviamo davanti ad un Edmond pimpante, gagliardo, ingenuo e fresco della sua giovinezza, ecco che poi ne ritroviamo un’altro che pare un'altra persona: abbandonando cosi non semplicemente l’identità passata, ma proprio il suo essere, lasciandone il posto ad un uomo totalmente nuovo, rinato, plasmato e temprato nell'odio dei suoi nemici. Trovo questo dualismo davvero ottimo per il semplice fatto che si può ben riconoscere la netta distinzione psicologica e morale di Edmond da “l'Edmond ragazzo” a “l'Edmond uomo”. Questa divisione si tocca con mano, a tal punto che sembra di ritrovarsi dinnanzi a due personaggi completamente diversi, non solo di nome, ma anche di fatto. Non credo sia cosa facile da realizzare, per tale motivo ho voluto segnalarla. Anche il motivo trainante di tutta la storia, ossia la vendetta, la quale viene trattata sicuramente bene dall'Autore, mostrando come possa colpire tremendamente dopo anni di pianificazione tanto da far valere il famoso detto "la vendetta è un piatto che va servito freddo". Ma, a parte questo, ci viene fatto capire come vivere solo in nome della vendetta, credendosi quasi la mano di Dio o della giustizia divina, possa portare un uomo a dimenticasi della felicità e dell'amore, divenendo quasi un'ombra ossessionata solo dal suo sanguinoso (seppur legittimo) desiderio. In questo, trovo evocativo e ben riuscito il finale, malinconico e quasi commovente.
Insomma, non mi sarei mai immaginato di leggere nella mia vita un classico e di rimanerne peraltro cosi colpito da volerne leggere altri ancora. Se cercate un libro epico e che sappia appassionare, credo proprio che “Il Conte di Montecristo” faccia al caso vostro, tanto più se amate i classici e i romanzi ottocenteschi appartenenti specialmente alla letteratura francese.
Piccola nota: dovrete necessariamente ritagliarvi un po’ di tempo per la lettura di questo librone, perché mille pagine non si leggono in un baleno. Per questo mi sento di consigliare a tutti voi, di trovarvi un periodo sgombro da qualsivoglia impegno e di godervi questo libro pienamente, come si merita.
Buona lettura!
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I classici, a prescindere dalla loro 'età anagrafica' , sono sempre attuali: basta saperli leggere nel loro senso emblematico e nei messaggi 'aperti' che contengono.
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