Dettagli Recensione
Discesa nel baratro
Essendomi ultimamente cimentato in molti classici anche impegnativi, ed avendoli trovati quasi tutti capolavori, avevo iniziato a chiedermi se non fosse per una sorta di “timore reverenziale”, che li avessi giudicati tutti positivamente.
Purtroppo per Tolstoj, Anna Karènina mi ha concesso la risposta.
Dopo Dostoevskij, l’altro grande scrittore russo mi ha deluso, sarà che non sono convinto fautore delle storie incentrate sull’amore, ma più per quelle che lo accolgono come una sfumatura, ma Anna Karènina mi è risultato abbastanza pesante, e non solo per questo motivo. Mi ha dato l’impressione di essere lungo di almeno 400 pagine più del dovuto, perchè l’autore si sofferma in maniera troppo, troppo, troppo prolissa e non molto coinvolgente in argomenti che già, almeno per me, non sono molto interessanti di per sé, come i diritti, i metodi di lavoro e la vita dei contadini, la caccia e la politica russa (dell’epoca). E’ ovvio che ogni autore ha il diritto di soffermarsi sugli argomenti che desidera approfondire e che gli stanno a cuore, ma Tolstoj ha avuto per me la pecca di trattarli in maniera troppo fredda e distaccata, anche se obiettivamente precisa e minuziosa, ma senza renderli interessanti con pensieri magari personali e profondi. Inoltre, non riesce ad inglobare questi temi all’interno della storia in maniera omogenea, ma ci si sofferma creando un distacco troppo ampio con le vicende dei personaggi.
Riguardo a questi ultimi inoltre, sono davvero tanti, troppi, molti dei quali anche superflui e che portano confusione. La trama era probabilmente originale per l’epoca, perchè la figura della donna che si ribella alle convenzioni sociali, che condannano rigorosamente la ribellione di Anna alla società in nome dell’amore, non erano certamente qualcosa che si leggeva spesso. Nonostante ciò la storia non mi ha preso. Tornando ai personaggi, i più degni di nota sono ovviamente i protagonisti, ovvero Anna, Vronskij, Kitty, Lèvin e in parte Aleksej Aleksandrovic, ma anche con questi non sono riuscito a “fare amicizia” o provare empatia per loro. Anna, nello specifico, mi è risultata a tratti ripugnante. Sarà perchè l’infedeltà è il peccato che più mi fa ribrezzo, ed Anna, con i suoi comportamenti, i suoi pensieri, la sua anima corrotta, la sua continua ricerca dell’approvazione degli altri nonostante i suoi comportamenti altamente discutibili, mi sono risultati davvero odiosi. Forse il mio pensiero è simile alla società “retrograda” russa, ma per me non c’è attenuante per Anna, nemmeno l’amore per Vronskij che sembra sincero, anche se non trovo nel personaggio quelle qualità tali da far perdere la testa al punto di sacrificare tutto. Probabilmente Anna non amava il marito da quando lo ha sposato, ed il suo errore è questo da principio, ma poi persevera nei suoi errori, sacrificando tutto ciò che fino a conoscere Vronskij le bastava, per poi rimpiangerlo e sprofondare nel baratro, nella follia più totale. Il suo amore diventa morboso, ossessivo, maniacale. E’ certamente uno dei personaggi più controversi che abbia mai incontrato, e ciò che mi ha lasciato, è la consapevolezza di non dover mai prendere alla leggera decisioni importanti, senza ritorno, quale può essere il matrimonio, scegliere la persona con cui dividere la vita. Mai accontentarsi, mai farlo senza convinzione, senza amore sincero e certo. Da certe decisioni non si può tornare indietro, o meglio, si può, ma spesso le conseguenze che ne derivano possono essere fatali, ed esser molto peggiori dalla realtà dalla quale scappiamo, apparentemente inseguendo qualcosa di migliore.
“Io conosco matrimoni felici soltanto per ragionamento.”
“Si, ma in compenso quanto spesso la felicità dei matrimoni per ragionamento vola via come la polvere, proprio perché compare quella passione che non avevano ammesso!”
Commenti
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Dando una veloce occhiata alle tue recensioni posso ipotizzare che ti piaccia un approccio più immediato, ma i romanzi dell'ottocento utilizzano uno stile più ampolloso, anche Dostoevskij in parte lo fa, ma egli riesce a creare storie più coinvolgenti con trame più intricate e questo rende tutto più "fluido".
Io sono d'accordo con Cristina, "I Miserabili" è uno dei miei romanzi preferiti, ma va letto nell'ottica del vero romanzo ottocentesco in cui le descrizioni sia storiche che contemporanee fanno parte integrante dell'opera e non possono essere scisse da essa.
Concordo abbastanza con te sul personaggio di Anna che, pur emanando fascino e intelligenza, non ha proprio nulla dell'eroina. Senza voler giudicare il personaggio , mi pare si possa rilevare che manchi di senso della responsabilità (un esempio evidente è nei confronti del figlio, oltre che del marito e di se stessa). Alla fine rinuncia a vivere per ' vendetta ' verso l'amante, per ' rovinargli la vita ', e pare ci riesca.
In un libro di Marai si legge: "La passione non ha niente di festoso" (da "La donna giusta").
Tolstoj ha invece tratteggiato un grandioso affresco con personaggi uno più interessante dell'altro. E le parti che tu citi sui contadini, i metodi di lavoro, la caccia sono fonadamentali per capire il personaggio di Levin, che è poi il personaggio più vicino al sentire dello stesso Tolstoj.
Io credo che non è questione di prolissità, ma di pazienza che forse oggi non abbiamo più per opere di questo tipo. Salvo poi leggere "tomi" altrettanto corposi ma che scivolano via come l'acqua fresca. Certo scrivere tre parole: "Mario è contento" è più scorrevole che impiegare tre o anche tredici o magari trenta pagine per mostrarci direttamente, senza dircelo o spiegarcelo, che Mario è contento. Sono necessarie tutte queste pagine per farcelo vedere all'opera anche con i contadini, o con i politici, o con la caccia, e lasciare a noi l'interpretazione su tutte le sfumature del suo stato d'animo. Tutto questo è poco scorrevole, ed è più prolisso, ma quanto più efficace! E soprattutto... è letteratura.
Scusa la foga con cui difendo un libro e un autore che ho molto amato. Poi, è chiaro, i gusti sono personali.
Dicevo, Anna Karenina è molto complesso, perché Tolsoji lo era, uno dei personaggi più complicati e profondi e i liani di lettura sono infiniti, quando Pierpaolo dice che è molto più diffcile, ma aggiungerei più magico, far conoscere i personaggi attraverso le azioni e non raccontando, dice una grande verità.
Ci sono molti moti i perché piace leggere e uno di questi è farsi cullare dalle parole, perdersi nelle descrizioni di un'atmosfera, altrimenti gli esteti non avrebbero ragione di esistere.
In Anna Karenina si racconta un'epoca solo incidentalmente una storia d'amore...
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Sulle parti prolisse e staccate dal contesto sono d'accordo con te, ma succede anche in altri capolavori, tipo “I miserabili” di Hugo.