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Il male assoluto
Nella prefazione alle seconda edizione di questo romanzo, Zola scriveva, indirizzando il suo messaggio alla critica che aveva accolto con parole nefaste il romanzo definendolo una “letteratura putrida”: “spero si cominci a capire che il mio scopo è stato innanzitutto uno scopo scientifico. Quando ho creato i miei due personaggi, Thérèse e Laurent, ho voluto sollevare e risollevare alcuni problemi: ho cercato di spiegare la strana unione che può prodursi tra due temperamenti diversi, ho mostrato i profondi disturbi che possono derivare dal contatto di una natura sanguigna con una nervosa”.
Dunque Teresa, figlia di una donna algerina aitante di cui ha conservato lo scatto felino e la passione accecante, è una creatura dalle caratteristiche nervose, mentre il suo compagno di alcova e di sventura, Laurent, è un uomo dalla natura sanguigna e dall’indifferenza tipica del buontempone più simile alle bestie che ad un essere pensante.
Zola si riferiva, poi, allo studio clinico dell’animo umano avvezzo al male, che non conosce i valori morali e positivi, e della sua progressiva perversione che lo conduce fino alla distruzione utilizzando una scrittura tersa, un eloquio semplice ed allo stesso tempo evocativo capace di cogliere ogni più piccola sfumatura del cuore, che viene scandagliato come fosse un oggetto di laboratorio. Questo, come è noto, ha introdotto l’autore tra i più importanti esponenti del Naturalismo francese che tanto avrebbe influenzato il Verismo verghiano.
Proprio perché molto si è detto, a ragion veduta, della capacità di descrivere ogni impercettibile movimento dell’interiorità umana anche avvalendosi di un linguaggio che spesso si colora di tinte fosche, a me piacerebbe più soffermarmi su similitudini ed elementi di novità che, a mio avviso, si possono cogliere da questa bellissima e sempre attuale “opera d’arte”.
Anzitutto strettissimo è il legame con i miserabili che qualche anno prima Hugo aveva immortalato descrivendo la cultura posto-napoleonica. Teresa e Laurent sono i degni figli dei Thenardier. Come loro sono uniti da una passione carnale e sanguigna, come loro architettano un crimine pur di soddisfare il proprio desiderio di stare insieme, come loro vivono nei sottoborghi parigini dove la luce del sole, che simboleggia la verità e la cultura, non riesce a filtrare, e, come loro, sono creature miserabili fuori e dentro perché non conoscono e non conosceranno mai l’amore. Ciò che differenzia la coppia descritta da Hugo da quella di Zola è il decorso della loro vicenda personale successivamente alla fusione fisica e di intenti: i Thenardier seguiteranno in un atteggiamento immorale fino alla fine della loro vita rimanendo insieme e godendo della loro reciproca attitudine al male. Teresa e Laurent, subito dopo l’omicidio del povero e malaticcio Camille, sono presi da una nevrosi che assume sempre più le forme del delirio, una malattia dell’animo che li allontana e li butta nella perversione e nella successiva autodistruzione. Essi, cioè, contrariamente alla prima coppia, sperimentano il significato del rimorso. Camille, con la sua faccia verdastra e gonfia dall’acqua e quell’espressione sinistra sul volto, li segue in quel talamo dove la passione bruciante aveva indotto i due ad architettare il suo omicidio e si insinua sotto le lenzuola, li acchiappa per i piedi, li stringe in una morsa umida e fredda, come l’acqua che ha divorato le sue membra che “puzzavano di bambino malato”.
L’elemento di grande novità è, a mio avviso, il linguaggio utilizzato: Zola non ha alcuna remora morale nel descrivere l’amore carnale, le fattezze intime di quegli uomini e quelle donne che alla Morgue venivano esposti nudi al pubblico ludibrio dopo la loro morte ed introduce, così, una letteratura non edulcorata da falsi moralismi, ma una narrativa nella quale il lettore è catapultato nella cruda e violenta vita dei reietti.
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Questo libro, di alto livello letterario, è condotto come una 'discesa agli inferi' , in cui la sensazione di violenza diventa via via crescente fino alla tragica scena finale, col terribile 'trionfo' della vecchia signora, la cui vita è concentrata quasi esclusivamente nella vista e nella mente: è un'immagine grandiosamente terrificante e indimenticabile.