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La regina delle lorettes
Sarà perché le camelie sono i miei fiori preferiti, sarà perché ho amato i romanzi di Dumas padre, sarà perché la trama di questo libro ha subito esercitato su di me una strana attrazione, ho sempre avuto la curiosità di leggere questo libro, ma non l’ho mai fatto per timore di restarne delusa, dopo avervi riposto così tante aspettative.
Devo ammettere, adesso che l’ho letto, di essere al tempo stesso pentita e contenta: pentita di non averlo fatto prima, ma contenta per aver aspettato, perché l’ho affrontato con una maturità diversa e adatta a comprendere la profondità della storia.
Inoltre scoprire che la vita di Marguerite Gautier, la nostra protagonista, è ispirata ad una cortigiana realmente esistita (che lo stesso Dumas aveva frequentato) e che quindi ha delle fondamenta radicate nella verità e non solo nella fantasia dell’autore, la rende ancora più speciale.
Solitamente non impazzisco per le storie d’amore sdolcinate e strappalacrime, ma devo dire che quella tra Marguerite e Armand ha un je-ne-sais-quoi di particolare e di trascinante..sarà perché tutte le storie romantiche velate dalla tragedia vengono accolte con uno spirito più solidale e pietoso? Immaginate l’epilogo straziante della love story tra Romeo e Giulietta, e faccio un esempio davvero altisonante per rendere l’idea: avrebbe avuto lo stesso dolceamaro sapore la loro storia se tutto si fosse concluso con la benedizione delle reciproche famiglie e con un “vissero felici e contenti”? Probabilmente no.
Ma la storia di Marguerite non cade nella tragedia classica, nell’accezione stretta del termine: l’autore ci pone immediatamente davanti ad un flashforward spiazzante, per cui sappiamo fin da subito quale sarà il destino dei protagonisti, e dunque abbiamo il tempo di accettare l’idea e di capire, con una certa curiosità (e nel mio caso anche con disappunto) come si è arrivati a quel punto.
L’autore predispone il racconto come l’espressione in forma scritta dell’evocazione dei ricordi di Armand Duval, amante e grande amore di Marguerite, la cortigiana più bella e in vista di Parigi…Marguerite, la regina delle lorettes, dai capelli neri come l’ebano, dalle ciglia lunghe e dalla bocca come un fiore, capace di incantare e di far cadere ai suoi piedi i migliori uomini della capitale.
E’ capace una donna simile di un amore vero e sincero, ma soprattutto disinteressato? Ed è capace, un uomo benestante, colto e beneducato, di amare una cortigiana di un amore sereno, fiducioso e privo di pregiudizi?
L’autore di fornisce le risposte nelle pagine del libro, tramite le parole e le confessioni di Armand e ci descrive, con una bella maestria, la soluzione a diversi luoghi comuni e situazioni assolutamente attuali: un amore inizialmente deriso, che diventa immediatamente attraente non appena l’altra parte perde interesse, un padre che non approva la relazione di un figlio, il pregiudizio della gente ignara dei fatti, il desiderio di vendetta dopo un bruciante rifiuto, l’odio, il dolore, il sadismo e il masochismo, frutti di un sentimento tanto forte da rasentare la pazzia.
“La signora delle camelie” è tutto questo e molto di più, è un romanzo capace di evocare delle scene quasi pittoriche che restano impresse nella mente, come la prima che catturò me: “un binocolo, un sacchetto di dolci e un mazzo di camelie”, una scena che riassume perfettamente con poche, ma potenti parole, la natura capricciosa, irriverente e curiosa della protagonista. Non faccio alcuna fatica ad immaginare questa frivola combinazione di oggetti come centro di un dipinto, il cui titolo potrebbe essere..non so..”Dama a teatro”..no?
Che volete? Questa è la magia del libro, far diventare romantica anche un indole che tanto sdolcinata non è..figurarsi che effetto farebbe su un inguaribile sognatrice!
E allora..camelia bianca o rossa per questo romanzo? Ma ovviamente mille e mille camelie bianche.
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anche io ho amato questo romanzo
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Io finora non ho letto il libro proprio per timore di un eccessivo romanticismo.