Dettagli Recensione
Io sono io e tu sei tu?
Amo ergo sum, cogito ergo sum, edo ergo sum.
Un romanzo indefinibile, bellissimo, filosofico -grottesco dove il personaggio Augusto vive il suo malessere esistenziale nella sua non-realtà di ente di finzione dall'identità incerta, dai desideri strani. Augusto si innamora di una donna, Eugenia, e quindi delle donne in generale. In particolare si innamora di due donne (o forse tre) tra le quali non sa decidersi. Ma è importante decidersi? La donna, pare, ha un'anima collettiva; ha più individualità dell'uomo e meno personalità. Conosciuta una, conosciute tutte. La cosa importante non è tanto la scelta, è importante non essere soli. Il povero Augusto confiderà infatti al suo più fidato consigliere, il cane Orfeo, queste parole: "Ahi, Orfeo, Orfeo, dover dormire da solo, solo; dormire un solo sogno! Il sogno di uno è solo l'illusione, l'apparenza; il sogno di due è già verità, realtà. Cos'è il mondo reale se non il sogno che tutti sognano, il sogno comune a tutti?"
L'importante dunque non è tanto non essere soli, quanto essere reali.
C'è un senso nel romanzo e nelle preoccupazioni di AUgusto Perez. Augusto per anni si è sentito un'ombra, una finzione, un fantasma fatto di nebbia, dubbioso della propria esistenza, forse inventato da un misterioso genio.Di che cosa si dovrebbe preoccupare un personaggio se non della sua realtà o non realtà?
Perciò la storia che all'inizio sembra soprattutto grottesca, con Augusto che dubita di se stesso e gli altri personaggi, molto più concreti di lui, si fa seria. Gli interrogativi che sono buttati sul tavolo non sono solo un divertimento di Unamuno, un gioco con i personaggi a suon di filosofia.
La storia grottesca si chiude, intrappola a poco a poco il lettore nei fili invisibili del suo sottile ragionamento. Augusto non è così irreale, non più di noi. Lui personaggio nivolesco di una storia di Unamuno e noi, personaggi altrettanto nivoleschi di un'altra storia inventata da un altro misterioso genio, Dio. Il riferimento si fa preciso e letterale: il mondo non è stato forse creato dalle Parole (Verbo) di Dio? Così è detto, effettivamente, nelle Scritture. Perciò, chi si crede dio della sua storia e creatore dei suoi personaggi a sua volta ha un altro Dio sopra di sè e, forse, non è altro che un personaggio nivolesco lui stesso di un altra nivola; un Altro deciderà quando farlo morire.
Ma, anche i personaggi di una nivola non sono del tutto privi di libertà e quindi hanno una dignità perchè, protesta Augusto con Unamuno-autore, i personaggi hanno una loro coerenza e non li si può costringere a fare o dire qualsiasi cosa. Da qui la disputa che inizia il libro: Augusto non è stato ucciso da Unamuno ma si è suicidato (atto di volontà, quella volontà che scarseggiava quando veniva sballottato tra le due donne). E poi chi è più reale il sognato o il sognatore? Don Chishotte o Cervantes?
Tempo verrà che spariranno imperi, l'universo, la natura sarà spenta. Tutto si dileguerà ma non il Cantico del gallo silvestre insieme al sussurro di Jehova. "Rimarrà il verbo che fu in principio e sarà infine, il soffio e il suono spirituale che raccoglie le nebbie e le condensa." "L'immortalità o è di tutti o non è" "Per questo vi dico, lettori della mia Nebbia, che sognate il mio Augusto Perez e il suo mondo, che ciò è nebbia, nivola leggenda: è storia, è vita eterna.".
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