Dettagli Recensione
Attenzione: "mezzo" spoiler sul finale.
Una frase tratta da tutt'altro contesto e libro (“Il gattopardo”) sembra la “morale” di questo racconto lungo di Schnitzler: “Cambiare tutto perché nulla cambi”.
In poco più di 24 ore, la tranquilla vita di coppia di Fridolin e Albertine subisce uno sconvolgimento assoluto.
Il pretesto è in una frase detta da lei, Albertine, su un fantomatico ufficiale danese con cui, tempo prima, si era appena incrociata: nulla era successo, eppure – come “confessa” al marito – le era sembrato di poter obbedire a qualunque volontà di quello sconosciuto, di essere capace di mandare all'aria la sua vita (marito e figlia compresi).
Fridoline lascia casa poco dopo, fortemente turbato da quella rivelazione (lui che pure ha avuto, in tanti anni di matrimonio, le sue occasioni non colte). Chiamato al capezzale di un illustre moribondo – da stimato medico qual è – non può far altro che constatarne l'avvenuta morte e tornare in strada, scoprendo di non avere alcun desiderio di tornare dalla moglie.
Il destino, quella notte, si materializza nella persona di un vecchio amico, Nachtigall. Pochi minuti per bere un bicchiere insieme, prima che costui sia prelevato – come spiega a Fridolin – per essere introdotto in una strana festa, dove si entra con una parola d'ordine e si resta bendati se, come lui, si è deputati soltanto a suonare il piano per accompagnare nei loro atti bellissime donne e misteriosi uomini, celati tutti sotto maschere, costumi e mantelli.
L'umore di quella notte spinge Fridolin a comprare in fretta un saio ed una maschera e a farsi rivelare dal ritrovato amico la parola d'ordine per entrare alla festa, alla quale riuscirà appunto ad accedere... ma a quale prezzo?
Nel momento storico probabilmente più felice per psicologia e psicanalisi (gli anni '20 del '900), Arthur Schnitzler realizza un racconto lungo sulle tensioni e le inquietudini dei meccanismi di coppia: la gelosia, il possesso erotico, i “riti” del sesso, l'individualismo, le pulsioni animali, il tradimento fisico e quello mentale.
Lo fa con uno stile semplice ma scorrevole, e un contenuto modernissimo: a “scolorare”, al confronto, è il tempo delle chat e dello speed-dating, della pornografia di largo consumo e delle sfumature di grigi e colori vari. Non c'è nulla di più desiderabile e terrorizzante di un perfetto corpo nudo, la cui identità resta nascosta dietro una deformante maschera carnevalesca... un corpo che ispira simultaneamente desiderio e minaccia.
Non è un caso che Stanley Kubrick abbia realizzato da questo romanzo il suo ultimo film, ambientando però la storia ai nostri giorni.
Nemmeno è un caso che Sigmund Freud abbia letto il libro e si sia complimentato con Schnitzler, riconoscendogli di aver ricostruito in un'opera letteraria le dinamiche del conscio e dell'inconscio della mente umana messa di fronte ad uno dei suoi nuclei costitutivi, la sessualità. In effetti, a 90 anni di distanza dall'uscita del libro, non si percepisce alcun invecchiamento... anzi.
Quando, al termine della notte, Fridolin torna a casa, consapevole che l'amore e la morte (“eros” e “thanatos”) si sono ancora una volta indissolubilmente intrecciati – e lui, solo per una casualità, non è ne stato vittima – non può evitare di raccontare ogni cosa alla moglie, di condividere con lei la visione di quella notte:
“-Che dobbiamo fare, Albertine?-
-Ringraziare il destino, credo, di essere usciti incolumi da tutte le nostre avventure... da quelle vere e da quelle sognate.-”
Tutto è cambiato... perché nulla cambi.
Indicazioni utili
Commenti
7 risultati - visualizzati 1 - 7 |
Ordina
|
Sinceramente non lo so... ho letto solo questo. Mi sa che noi due, insieme, facciamo un profondo conoscitore di Schnitzler :)
A Gracy e Cristina:
Grazie per i complimenti. Non mi soffermo sul nostro nucleo di esseri umani (ovvero sul fatto che un libro a 90 anni si mantiene meglio di Sean Connery), perchè non la finiremmo più...
7 risultati - visualizzati 1 - 7 |