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La vendetta è fredda e indigesta
Provate a immaginarvi in questa situazione. State per sposarvi con la donna che amate, state per raggiungere l’apice della vostra carriera, avete una famiglia e tanti amici che vi amano e vi stimano. Bello no? Immaginate ora che dei nemici silenziosi, invidiosi della vostra felicità, innamorati della vostra futura sposa, ordiscano contro di voi un complotto per strapparvi a tutto ciò che avete. Dalla felicità vi butteranno ingiustamente nell’oblio, facendovi marcire per 14 anni nelle segrete di una prigione, a patire la fame, la solitudine, il buio, e cosa peggiore, convivendo col pensiero che tutto ciò che avevate di buono al mondo, va avanti senza di voi.
Se siete riusciti ad immedesimarvi in questi pensieri, avrete non poca empatia nei confronti di Edmond Dantès, protagonista di questa opera storica, giustamente posta tra i migliori classici mai scritti. Una raccomandazione, non lasciatevi assolutamente spaventare dalla mole del libro, pensate che invece di leggerne due, ne leggete uno, ma ne varrà sul serio la pena. Inutile dire che la scrittura di Dumas rende chiaro l’abisso che c’è tra la cultura degli scrittori dei suoi tempi, rispetto agli scrittori attuali. Dumas ed i suoi contemporanei erano dei veri intellettuali, oggi invece chiunque sia in grado di impugnare una penna crede di poter scrivere un libro. Ma questo è un altro discorso, passiamo alle emozioni che il libro suscita.
Edmond Dantès, arricchito culturalmente ed economicamente dall’abate Faria, suo compagno in prigione dall’immensa saggezza, fugge per consumare la sua vendetta lenta e perfetta nei confronti di coloro che gli hanno rubato l’amore della sua vita, che hanno lasciato morire di fame il padre e che ora vivono una vita di lusso e ricchezza nonostante le loro cattive azioni. Sorprende il cambiamento che Edmond mostra, diventando il Conte di Montecristo, una figura quasi divina, dotata di un sapere e una ricchezza immensi. Il Conte è spietato, silenzioso, talmente potente che egli stesso crede di poter essere lo strumento di Dio per attuare la sua giustizia, mano a mano che la sua vendetta si compie. Ma Edmond è ancora vivo nelle profondità del conte, prova ancora amore, anche se non vuole ammetterlo, pietà per coloro sui quali la sua ira si abbatte implacabile, perché in fondo, è molto diverso da loro, ed il modo in cui vuole distruggerli uno ad uno, lo fa sentire allo stesso livello di questi ultimi, provocandogli non pochi rimorsi. Edmond rappresenta alla perfezione l’animo umano, che una barca malmessa buttata alla deriva da una tempesta di sentimenti. Siamo spettatori delle ansie di tutti i personaggi, che assumono ognuno la propria personalità ben distinta e definita, ne amiamo alcuni, ne odiamo altri, Dumas è molto bravo a renderne chiari i tratti. Inutile dire che la storia è affascinante, ed ogni pezzo del puzzle piano piano va ad incastrarsi alla perfezione.
E’ un libro che da tanto spunto di riflessione sui temi più svariati, l’amore, la vendetta, l’amicizia, l’onore, e ci fa vedere stampata su carta la mentalità, le usanze, le idee che si avevano in quel periodo storico, così lontano da noi non solo per il tempo che è passato.
Inutile dirlo, è un libro assolutamente da non perdere.
“Non v’è né felicità né infelicità a questo mondo, v’è la comparazione tra una condizione e l’altra, nulla più. Solo colui che ha conosciuto l’estrema sventura è in grado di provare l’estrema felicità. Bisogna aver desiderato morire, per sapere quanto sia bello vivere.”
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