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Anna Karenina
 
Anna Karenina 2014-02-24 12:23:24 romantica82
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Stile 
 
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Contenuto 
 
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romantica82 Opinione inserita da romantica82    24 Febbraio, 2014
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UN INNO ALL'AMORE ED ALLA PASSIONE ALL'IMPROVVISO

Donna aristocratica della San Pietroburgo ottocentesca sposata con Alexandrovich Karenin, dirigente ministeriale conosciuto negli ambienti ufficiali per lo zelo e la dedizione allo zar, Anna Arkad’evna è ammirata dagli uomini per la sua fulgida bellezza ed invidiata dalle donne per la posizione sociale che occupa e per l’eleganza innata nei modi e nell’eloquio.
Una vita, dunque, perfetta e resa ancor più preziosa dall’essere madre di un bambino, Seriogia, intelligente e vispo ed intimamente legato a lei, eppure- afferma Tolstoj- “Anna Arkad'evna leggeva e comprendeva, ma non le faceva piacere leggere, cioè seguire il riflesso della vita altrui. Aveva troppa voglia di vivere lei stessa”.
Seppure apparentemente serena, la vita di Anna non è completamente appagata e, sin dalle prime pagine del romanzo, ci appare come mancante di qualcosa che neppure lei sa spiegare esaurientemente.
Il romanzo comincia con la partenza della protagonista per Mosca per risolvere un problema coniugale tra suo fratello Stiva, uomo goliardico e troppo affascinato dalle grazie femminili, e l’arrendevole Dolly, sua cognata, che, di fronte all’ennesimo tradimento del marito, decide di cacciarlo di casa. Anna, amata e rispettata tanto da Stiva quanto da Dolly, decide di fare da paciere e di lasciare per qualche giorno suo marito ed il suo caro figliolo, in altre parole il tempo necessario per accomodare la situazione.
Ma quel primo treno, con il quale Anna crede di intraprendere un normale viaggio di famiglia, segnerà per lei l’inizio di una passione irrefrenabile che porterà alla distruzione del proprio matrimonio, alla perdita del piccolo Seriogia, ed alla struggente fine della sua vita che a tutti è nota.
Tolstoj utilizza delle meravigliose allegorie per spiegare la vita e gli animi delle persone: il treno, che costantemente ricorre nella vita di Anna, simboleggia la forza della passione che, al pari della freccia di Cupido, non lascia scampi e travolge ogni razionalità. E’ il treno che porta nella vita della donna Vronski, è il treno che la conduce lontana dagli affetti, ed, ahimè, è ancora il treno a segnare la fine della sua vita, tanto che ad un certo punto la stessa Anna potrebbe essere paragonata all’impeto del treno: la sua natura, contrariamente a quella della sua dolce ed ingenua cognata Dolly, è indomita, per certi versi irrazionale, tanto che, nei suoi soliloqui, ella ammetterà più volte di essere fatta per conoscere i sentimenti forti, nel bene e nel male, e non l’insulsa quotidianità che suo marito le ha fatto vivere per anni.
Ma a fronte di una vicenda dal tragico epilogo, Tolstoj, alla continua ricerca di una dimensione spirituale capace di placare il proprio animo tormentato, ci prospetta una storia parallela differente, che parte in sordina e termina con un matrimonio felice ed una vita fatta di calore domestico e di fede autentica in Dio: l’amore tra Constantino Levin e la piccola Kitty.
Kitty, delusa dal conte Vronski che ella anelava a sposare, in un primo momento rifiuta la corte appassionata del nobile di campagna Levin per poi pentirsene ed iniziare un percorso spirituale che la condurrà ad una crescita interiore notevole e alla comprensione del valore del vero amore.
In mezzo a queste due struggenti storie, così diverse tra loro, Tolstoj, da uomo del suo tempo, inserisce anche tramite personaggi secondari, come Sergei Ivanovich, fratello di Levin ed intellettuale raffinatissimo, delle importanti riflessioni politiche e sociali sulla Russia ottocentesca. Un Paese profondamente diviso dalla sperequazione sociale ed economica ragione per cui, attraverso i dibattiti accesi tra i due fratelli, Sergei e Lenin, l’autore dibatte sulla necessità di alfabetizzare le masse, di inserire strutture politiche più rappresentative del popolo soffermandosi sul difficile equilibrio tra istanze democratiche e principi conservatori.
E’, dunque, un libro che arricchisce moltissimo e che “si fa leggere” senza grossi problemi, perché lo stile narrativo è chiaro e ricco di bellissime descrizioni dei personaggi e dei luoghi.

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Consigliato a chi ha letto...
Le illusioni perdute, Madame Bovary.
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Commenti

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bella recensione e ottima analisi :)
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romantica82
25 Febbraio, 2014
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Ciao,
ti ringrazio per il commento. Immagino che anche tu abbia letto questo capolavoro.
In risposta ad un precedente commento
Prelude
26 Febbraio, 2014
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sì! ma devo ammettere che preferisco Dostoevskij a Tolstoj: è più coinvolgente non solo per l'analisi psicologica dei personaggi, ma anche per lo stile serrato. Le lunghe descrizioni in Anna Karenina (come quelle sul lavoro dei campi) "appesantiscono" e affaticano un po' la lettura. Rimane,senza dubbio, un capolavoro, ma Anna non è tra i personaggi femminili della letteratura che più amo. Ricordo con più affetto Sonja di delitto e castigo :)
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