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Un’ illustre storia della Francia ed una toccante
Francia della Restaurazione, dove i legittimi sovrani, spodestati del loro trono dagli eventi rivoluzionari, con un colpo di spugna si illudono di poter cancellare i fermenti insurrezionali che sono stati solo soffocati, ma che ardono sotto la cenere dell’insoddisfazione e della mancata uguaglianza tanto desiderata.
Questo è lo sfondo politico-sociale sul quale si staglia questa monumentale opera di un Hugo maturo, che ha vissuto in prima persona la parabola discendente della gloriosa fase napoleonica fatta di fasti e conquiste e del successivo e forzato ritorno legittimista della Casa Regnante.
Di questa fase così delicata egli non farà solo menzione, ma si adopererà a farne una lunga trattazione e addirittura a ricavare dei personaggi, come gli eroici Prouvaire, Combeferre, il piccolo Gavroche e tutta quella sfera di piccoli “monelli” che, non riuscendo a trovare un propria sistemazione in una società che abbandona, per l’appunto, i miserabili, ingrossano le file dei repubblicani che ancora credono di poter realizzare un sistema basato sull’uguaglianza.
Miserabili sono, dunque, i non ascoltati dai potenti, i derelitti per i quali, in un sistema basato sulla casta, non ci dovrebbe essere posto perché il vivere dignitosamente è garantito solo a chi siede ai tavoli del potere o ha in qualche modo contatto con loro.
Una prospettiva desolante, quindi, ma l’autore accende una fiammella di speranza con il suo protagonista, l’ex forzato Jean Valjean che, nel corso degli anni e grazie all’indescrivibile amore per una bambina non sua, ma per la quale scoprirà di provare una devozione paterna, avrà una crescita morale e culturale, pur tra tantissime difficoltà, che, alla fine dell’opera, si mostrerà completamente differente rispetto alla descrizione che di lui si fa all’inizio del romanzo.
Intorno al trasformista Jean, che dovrà assumere vesti ed identità differenti per sfuggire all’ossessivo inseguimenti del fido Javert, ed alla ingenua e pura Cosette, si staglieranno figure positive che contribuiranno alla catarsi dell’ex forzato (come Monsignor Myriel ed il signor Fauchelevent), ma anche figure di “miserabili” abietti e malvagi (come gli atroci Thenardier), personaggi che, rispettivamente nella loro bontà e nella cattiveria spietata, arricchiranno l’opera dell’esame del poliedrico animo umano, che può essere contemporaneamente incline alla bassezza morale, ma anche a slanci d’amore assolutamente straordinari.
Ho letto questa voluminosa opera d’arte tutta d’un fiato perché non solo arricchisce il bagaglio culturale di ognuno, ma contribuisce a farci comprendere il senso della vita. L’instancabile pazienza di Valjean ed il suo cuore puro possono davvero essere d’insegnamento a ciascuno.
Lo stile linguistico è scorrevole, a volte aulico, ma mai pesante. Più volte mi sono ritrovata ad immaginare le scene che il grande Hugo descriveva minuziosamente e questa capacità, si sa, è prerogativa dei grandi scrittori.
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Ti faccio i complimenti per l'ottima ed esaustiva recensione!
sarà tra le mie prossime letture---