Dettagli Recensione
Il dualismo immortale
Narciso e Boccadoro di Hermann Hesse può essere definito uno dei capolavori della letteratura tedesca sebbene sia stato abbastanza recentemente criticato soprattutto per il tema trattato. Narra la storia di un'amicizia, nella Germania rinascimentale, tra il dotto Narciso, monaco e insegnate di greco del convento di Mariabronn, e l'allievo Boccadoro, un'anima ribelle e artista che ben presto lascerà il convento per inebriarsi tra le gioie della vita e cercare la sua vera essenza repressa da troppi anni. Durante il suo lungo vagabondare in terre più o meno popolate ma descritte magnificamente da Hesse, il giovane comprende molto sulla natura umana, sul mondo e soprattutto sul dolore, la sofferenza così magicamente vicina alla sua opposta ossia la gioia. Un lungo pellegrinare con un grande contenuto simbolico: quello del duro cammino verso la conoscenza di sé, della propria anima, quasi una corsa affannata contro il tempo per carpire i segreti della vita. Dall'altra parte anche Narciso compie lo stesso cammino ma non fisico bensì spirituale, ascetico, mortificando il corpo e i sensi. Qui sorge il grande dubbio che assilla il lettore ma già i protagonisti hanno velatamente espresso: quale delle due vite è migliore per giungere al disvelamento della verità, tema tanto caro ai filosofi? Un libro entusiasmante che cerca di fare una sintesi dei due opposti, la razionalità e la "carnalità", i sensi, per spiegare che l'uomo senza una delle due componenti non potrà che vivere infelice rinunciando a una parte della sua anima. Un legame tra i due giovani così forte che aiuterà entrambi a capirsi meglio, a instillare domande nelle loro menti. La struttura del romanzo è comunque a tratti molto macchina e di difficile lettura soprattutto nei lunghi dialoghi socratici ma nonostante ciò rimane un romanzo da leggere di un fiato grazie anche a qualche colpo di suspense.