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Nebbia
 
Nebbia 2014-02-01 14:44:10 MariaL
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
MariaL Opinione inserita da MariaL    01 Febbraio, 2014
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Noi tutti, nessun escluso, siamo enti di finzione.

“Augusto non camminava, ma passeggiava nella vita”.
Frase emblematica no?
Soggetta a numerose interpretazioni. Ci può essere la mia, la tua, la sua interpretazione che molto probabilmente non collimeranno neanche di una virgola.
Ammetto, l’ho dovuta rileggere più volte. Così come altri passi della “nivola”.
Per chi come me non è “addomesticato” alla lettura di libri di carattere da un lato filosofico dall’altro introspettivo potrebbe annoiarsi dopo le prime pagine.
Ma questo non accade. Perché?
Perché ingenuamente lo stile semplice e lineare di Unamuno cattura.
Si vuole sapere che fine fa Augusto, l’ “ente di finzione” di questo romanzo e soprattutto, dato che vengono somministrate a piccole dosi, come possono essere spiegate le varie sfaccettature della nostra vita, partendo dall’amore, trattando del matrimonio, dell’innamoramento, della nascita e della morte.
Augusto, signorino che da poco subisce il lutto della madre, è alla ricerca di una Donna con la quale sposarsi ma dopo aver seguito ( nel senso letterale del termine ) Eugenia, la giovane pianista, non può fare altro che innamorarsi perdutamente di tutte le donne che incontra. È mai possibile una cosa del genere? Per Augusto sì.
Su questo filo scorre la narrazione a tratti dinamica a tratti lenta, come a volere imitare l’andamento della camminata Augusto nella “nebbia” della sua vita inciampando continuamente in nuovi interrogativi che necessitano di riposte.
Tutto questo però, ribadisco, in maniera molto semplice. Quasi autoesplicativa.
Ma dicendo ciò non voglio lasciar intendere che sia una lettura estremamente facile.
Anzi.
Proprio perché si fa leva sempre sull'acutezza del lettore e sulla sua capacità di comprendere e di voler comprendere.
È come dire difficilmente semplice approcciarsi a tale lettura. A mio parere meravigliosa.
La fine della “nivola” è l’essenza della particolarità.
Lo stesso Unamuno diventa “ente di finzione” del suo stesso racconto.
Ma se in realtà fossimo tutti enti di finzione?
Se in realtà altro non siamo che burattini fittizi che alla men peggio recitano una parte già scritta?
Siete d’accordo?
Date alla luce la vostra unica interpretazione.

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Pirandello
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