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Angelo o Fantasma?
Una delle storie più interpretate e rivisitate, ma chi davvero può dire di aver letto il romanzo dello scrittore francese Leroux?.
Le ambientazioni reali della Parigi ottocentesca si scontrano con un mondo sotterraneo ignoto e labirintico, che non può contaminare il primo. Ciascuno deve preservare se stesso e difendersi dall’altro. Chi tenta di confondere le due realtà è destinato a fallire. Scisso tra verità e finzione, razionalità e superstizione, “Il Fantasma dell’Opera” riesce a coinvolgere il lettore per la sua verosimiglianza: i personaggi sono uomini e donne condannati all’infelicità, che vivono nell’ombra, ma che aspirano alla luce. Cosa può esserci di terrificante in questa che è la nostra condizione perenne? E’ la bruttezza che ci intimorisce e che ci porta ad allontanare ciò che è diverso, ad isolare ed isolarci (inevitabile riconoscere l’influenza greca della Kalokagathia). A ciò che è ignoto l’uomo dà il nome di “fantasma” per giustificare la propria codardia e pigrizia intellettuale: perché cercare di capire, quando è molto più divertente e facile credere in qualcosa di soprannaturale?. Solo la cantante Christine Daaè rimane incatenata dal fascino della presenza che “infesta” il teatro parigino che, da creatura demoniaca, lei identifica con “l’Angelo della musica”. Ma, quando anche la donna comprende che non vi è nulla di mistico nel suo Angelo, la verità è troppo orrida da accettare. Questo scatena la furia del fatidico "fantasma", che, alla fine, si rivelerà più umano di chiunque altro. Quindi nel testo , forse, i ruoli di “vittime” e “carnefici” potrebbero essere ribaltati.
A voi la scelta.
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