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L’IMPORTANZA DI CIO’ CHE SIAMO E CHE ABBIAMO
Un filosofo risaputamente incline al pessimismo esprime in questo saggio la sua idea di felicità, riassunta in 50 massime e la definisce come uno stato relativamente poco doloroso. Punto di vista interessante e completo, in quanto esamina gli aspetti intrinseci ed estrinseci dell’essere umano, perché la vera esistenza dell’uomo è ciò che accade nel suo intimo; è quindi molto più importante come l’uomo accoglie ciò che la vita gli riserva, più che non ciò che di per sé la vita gli riserva, perché ciò che si è contribuisce alla felicità molto di più di ciò che si ha. La giusta prospettiva, a parere del filosofo, è quindi aspirare ad un presente sopportabile quieto e privo di dolore, guardando ciò che possediamo con gli stessi occhi con cui lo guarderemmo se ci venisse sottratto, senza aspirare a ciò che non abbiamo, in quanto questo può solo renderci infelici.
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