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1827-1846: Il fallimento degli ideali romantici
Permettetemi di iniziare la recensione di oggi con una sola parola: finalmente.
Si, 'finalmente' perché era dai tempi delle superiori che desideravo leggere il romanzo che apre le porte al Realismo francese e, 'finalmente', questa settimana sono riuscito a depennare questo testo dalla mia (molto, troppo) lunga lista dei libri 'must read before I die'.
I protagonisti del romanzo, neanche a voler andare contro il titolo, sono i coniugi Bovary.
Charles è un medico che eredita dal padre un animo svogliato e "che non nutriva certo un debole per la cultura", mentre prende il carattere dolce e mansueto dalla madre.
Dopo essere rimasto vedovo dal primo matrimonio, ora è sposato con Emma, una donna amante del lusso e dalle aspirazioni spiccatamente romantiche e trasognate.
La felicità del loro rapporto matrimoniale è riassumibile in una domanda che lei si pone nella prima parte del romanzo: "Dio mio, ma perchè mai mi sono sposata?".
Perché i loro caratteri erano assolutamente incompatibili e per lei "l'esistenza era fredda come un solaio esposto a settentrione", con le giornate che "ora si sarebbero succedute così, immutabili, innumerevoli, senza portare mai nulla d'imprevisto!".
Qui inizieranno le avventure extraconiugali della donna con vari uomini, ma nessuna di queste riuscirà a farle ritrovare il senso della vita, finché l'intera vicenda si concluderà con un finale tragico che lascerà l'amaro in bocca anche al lettore più pragmatico.
Parallelamente ai due coniugi, è importante notare come anche gli altri personaggi siano legati da una sostanziale 'pochezza' interiore:
Monsieur Homais, un uomo egocentrico e pieno di sé, ma che pagherà cara la sua distrazione e la sua bieca cecità nel finale del romanzo;
Leon Dupuis, che condivide con Emma l'interesse per le "cose più belle della vita", ma che è frenato da un carattere debole e, come lo Sperelli dannunziano, dalla "potenza volitiva debolissima";
Rodolphe Boulanger, che fa della lussuria e della frivolezza il suo stile di vita;
Monsieur Lheureaux, alter-ego di una borghesia determinata unicamente a manipolare il prossimo per un tornaconto personale.
È proprio dal vuoto interiore dei personaggi che possiamo notare come, a livello tematico, Flaubert rimarchi, non senza l'adozione di una venatura ironica, l'inadeguatezza del linguaggio, ritenuto fallace e troppo generico perchè riesca a descrivere appieno i sentimenti delle persone.
Altri spunti tematici vedono la critica alle condizione sociale delle donne 'innatamente inferiori', il disprezzo per una borghesia apatica, materialista ed amante delle convenzioni, e non dimentichiamoci come l'astensione dell'autore dal puntare il dito in maniera diretta contro l'adulterio della protagonista gli creò non pochi problemi, benché il Realismo flaubertiano avesse ben altre preoccupazioni di cui disquisire.
Ben esplicita è anche la contrapposizione dello scrittore francese all'idealismo romantico di Emma, così come risulta palese l'infima considerazione che egli nutre riguardo la finta modestia borghese di Lheureaux, il concetto di 'razionalità scientifica' e l'utilità della Chiesa.
Un altro aspetto, più bizzarro, ci permette di notare il rapporto di 'proporzionalità inversa' che lega l'ambientazione e Madamé Bovary: più gli scenari si fanno scialbi e prosaici, più lei mostra ribellione ed insofferenza verso una vita che non riesce a godersi neppure per un secondo. Senza dimenticare che gli stessi ambienti sono fortemente influenzati dallo stile realista e dal contesto socio-economico;
Perchè il romanzo abbraccia il (quasi) ventennio 1827-1846, periodo nel quale la 'Monarchia di Luglio' di Luigi Filippo vedeva ascendere la classe media, ed è anche decisiva è la scelta di collocare l'intera vicenda nella zona di Rouen, il paese che oggi è capoluogo dell'Alta Normandia e che diede i natali a Flaubert nel lontano 1821. E saranno proprio la cura, il dettaglio, la verosomiglianza della vita rurale ottocentesca a rendere il testo il capostipite della corrente letteraria realista.
Che dire infine? Un romanzo schietto, rigoroso, con un lato rigorosamente autobiografico, che non esalta i personaggi 'eroi' e che pone anche le basi per la nascita del termine 'bovarismo'.
Lo so che quest'ultima frase vi sembrerà una sintesi troppo scarna e stiracchiata; è proprio per questo motivo che concludo qui il mio commento e vi consiglio assolutamente di leggere questo romanzo, sia che siate ancora studenti sia che abbiate qualche annetto in più.
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