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Uno studio in rosso
 
Uno studio in rosso 2013-12-17 14:27:38 SARY
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
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Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
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SARY Opinione inserita da SARY    17 Dicembre, 2013
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Elementare Watson

“Uno studio in rosso, eh? Perché non usare qualche termine pittorico. Il filo scarlatto dell’omicidio che si dipana lungo l’incolore matassa della vita”
Grazie al caro dr. Watson conosciamo il geniale sig. Holmes. Infatti, il dottore tiene meticolosamente aggiornato il proprio diario senza tralasciare nulla, riuscendo a stendere un resoconto dei fatti e misfatti occorsi all’astuta coppia, come in questo caso.
Una morte sospetta conduce gli investigatori di Scotland Yard all’indirizzo di Holmes, pregandolo di recarsi presso la scena del crimine per un consulto, viste le ufficiose precedenti collaborazioni. Il teatro dell’orrore si presenta così: un uomo disteso a terra in una casa abbandonata con un’espressione di terrore dipinta sul viso, parole scritte col sangue sul muro ed una fede nuziale accanto al corpo. Con questi pochi elementi, ed altri che solo una mente acuta attenta ai minimi particolari può rilevare, il colpevole verrà acciuffato.
All’inizio Watson ci presenta fisicamente e caratterialmente l’amico, con particolare attenzione alle qualità che lo rendono un naturale investigatore (“ Il mondo è pieno di cose ovvie che nessuno si cura mai di osservare” tratto da “ Il mastino dei Baskerville”). Seguono poi la ricerca del colpevole, il movente ed infine la spiegazione dei ragionamenti fatti da Holmes per giungere alla chiusura del caso.
Ho trovato questo libricino ripetitivo e sottotono, con una trama ed uno stile zoppicanti; alcuni punti sono davvero improbabili. Non ci sono indagini vere e proprie, semplicemente ad un certo punto Holmes rivela chi è la mano omicida. Ho amato la penna di Doyle nel libro sopra citato per l’eleganza, qui presente a tratti. Non sono riuscita ad affiancare nelle indagini il protagonista, non ho avuto il tempo e il materiale per delle supposizioni. Troppo sbrigativo nella risoluzione del caso, un finale forzato, un racconto troppo breve per poterlo apprezzare fino in fondo.
Resta comunque una lettura piacevole, consigliata ai più fedeli seguaci di Holmes.

“ Si dice che il genio sia infinita pazienza. Come definizione è pessima, ma calza a pennello al lavoro dell’investigatore”

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