Dettagli Recensione
Holmes è sinonimo di Genio
Personalmente ritengo che Arthur Conan Doyle e il suo Sherlock Holmes siano l'ingresso perfetto per un giovanissimo lettore che vuole entrare nel mondo della lettura vera, quella davvero bella e matura anche se non eccessivamente impegnativa. Almeno così è successo a me ed è stato un fantastico trampolino di lancio. Il motivo? Il modo di scrivere di Doyle è semplice ma accurato, ambientazioni intriganti e variegate (L'Inghilterra di fine '800 è già suggestiva di per sé), situazioni coinvolgenti e mai scontate, personaggi carismatici, a partire dal dottor Watson, arrivando a quel genio fantastico che è Sherlock Holmes, che ritengo uno dei personaggi letterari meglio riusciti della storia.
"Uno Studio In Rosso" è probabilmente, dei quattro romanzi dedicati al detective di Baker Street(oltre ai racconti), il migliore. E' riuscito a emozionarmi, stupirmi, appassionarmi oltremodo. Inoltre il genio di Holmes è magnetico, vuoi andare avanti, scoprire cosa frulla nella sua testa, perchè a lui sembra bastare una semplice occhiata alla scena del delitto per sapere nei minimi particolari come siano andate le cose. E una volta completata la sua spiegazione, la fa sembrare talmente semplice (anche se spesso è decisamente complicata), che ti chiedi: "Come ho fatto a non arrivarci?". Ma non siamo i soli, se lo chiede spesso anche lo storico compagno di avventure di Holmes, il dottor Watson, che in questo romanzo conoscerà per la prima volta il suo controverso amico. Questo romanzo si può infatti considerare come la prima avventura di questo duo letterario (e non solo) eccezionale.
"Uno studio in rosso" è fondamentalmente diviso in due parti principali, la prima, in cui si racconta del fatidico primo incontro tra il dottor Watson e Sherlock Holmes. Dopo essersi conosciuti vengono subito catapultati sulla scena del delitto, la vittima è Enoch j. Drebber. Nonostante sul corpo non vi siano segni di violenza, la stanza dove viene rinvenuto il cadavere è piena di sangue, e nelle vicinanze della vittima viene trovata una fede da donna. La situazione sembra controversa ma Holmes appare già sicuro di sè e di cosa possa essere accaduto in quella stanza macchiata rosso sangue.
Nella seconda parte viene invece raccontata la storia che ha portato all'omicidio, il cui colpevole è probabilmente il personaggio più interessante del libro dopo Sherlock Holmes.
Per certi versi sembra di leggere due libri diversi, collegati tra loro da un sottile filo conduttore.
La prima parte colpisce per la caratterizzazione eccezionale che viene fatta dei personaggi di Watson e soprattutto di Holmes, di come inizia la loro immensa amicizia. Colpiscono i geniali ragionamenti fatti da Holmes per venire a capo della faccenda, cosa che lo caratterizzerà dalla prima fino alla sua ultima avventura, e vero punto di forza delle storie scritte da Doyle dedicate al detective. Non posso infatti negare che ogni volta mi cimentassi nella lettura di una storia di Holmes, non vedessi l'ora di leggere la sua logica spiegazione alle vicende.
La seconda parte è invece quella che ci fa emozionare, che ci fa capire i sentimenti dell'assassino, che ci fa odiare o amare dei personaggi rispetto ad altri, che ci coinvolge del tutto nei fatti narrati. Mentre leggevo quelle righe mi sembrava di essere lì, immerso nella storia che mi veniva raccontata, spettatore di ciò che accadeva e condividendo le sensazioni e i sentimenti dei personaggi.
Doyle è riuscito in quello che è uno degli scopi principali della lettura. Un libro deve suscitare in noi delle emozioni, coinvolgerci e lasciarci qualcosa dentro una volta chiuso definitivamente il libro. E Doyle con il suo primo Holmes, ci riesce in modo meraviglioso.
"È un errore confondere ciò che è strano con ciò che è misterioso. Spesso, il delitto più banale è il più incomprensibile proprio perché non presenta aspetti insoliti o particolari, da cui si possono trarre delle deduzioni."
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Commenti
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Però devo dire che quoto Gracy,anche io preferisco la Christie,ma è una guerra tra giganti del giallo!! :)
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Pia