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Dublino una città così piccola
"inveì contro la rettitudine della sua vita; sentiva di essere stato escluso dal banchetto della vita. Un solo essere umano sembrava lo avesse amato e lui gli aveva negato vita e felicità: l'aveva condannato all'ignominia, a una morte vergognosa".
Un'aria pesante si respira tra le strade scure di Dublino. Abitata da uomini che con visi stanchi, flaccidi e vecchi non riescono a liberarsi dall'apatia che li tiene prigionieri per sempre. Con una voglia di volare verso emozioni nuove, costantemente sopita...
L'epidemia di frustrazione contagia ogni abitante, non risparmiando alcun bambino, l'unico antidoto al contagio è andare via dalla città, se si vuole avere successo.
Questa è la Dublino raccontataci da Joyce in 'gente di Dublino' una città "dove non succede mai nulla", che non lascia spazio ai sogni, e le speranze di ognuno vengono soffocate dal senso di oppressione che aleggia nell'aria.
Joyce attaverso i quindici racconti, denuncia la paralisi dei suoi abitanti attribuendo, successivamente, la colpa agli inglesi e alla Chiesa Cattolica colpevole di soffocare l'anima dell'Irlanda.
Se l'intendo di Joyce era di trasmettere al lettore una sensazione claustrofobica, allora va fatto un plauso allo scrittore per essere riuscito nell'impresa.
La mancanza di aria è ciò che costantemente trasuda da ogni pagina, lasciando il lettore sopraffatto da una forza ignota il cui unico scopo è spingere nel baratro chiunque.
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Io l'ho letto con piacere e ho apprezzato lo stile elevato di scrittura del testo.
L'incapacità di agire e di giungere al compimento di un obiettivo è ciò che mi è rimasto da quella lettura...Il forte desiderio che non sa tramutarsi in azione...
Pia.