Dettagli Recensione
Il mio libro preferito in assoluto
"Anna Karenina" di Lev Nikolaevic Tolstoj, un nome importante quanto la sua carriera.
Da dove iniziare a spiegare un libro così importante?
Innanzitutto è stato scritto tra il 1875 ed il 1877, in un periodo in cui lentamente la nobiltà cominciava a decadere lasciando spazio alla borghesia, sempre più presente. La protagonista è lei, Anna, una donna fuori dal comune, carismatica, intrappolata in una vita che ha smesso di amare, o forse non ha amato mai. Lascia il marito, a quel tempo un atto riprovevole, per amare un altro uomo, conte giovane ed impavido, Vronskij, con il quale successivamente avrà parecchi scontri causati dalle convezioni. Da questo filone principale si dipanano molte altre storie in particolar modo quella di due famiglie: gli Scerbakij, famiglia nobile che risiede a Mosca e frequenta le occasioni più mondane della società, e Levin, un nobile che lavora la terra insieme ad i suoi contadini e con un'infinità di punti interrogativi sulla vita. Queste tre famiglie sono intrecciate, sin dall'inizio da una fitta rete di amori, amicizie ed incontri nello scenario di una Russia sfarzosa e ormai dimenticata.
In questo scenario di fine Ottocento la cosa che forse ho apprezzato di più è sicuramente l'aver messo all'interno dell'intreccio delle vicende anche una parte di personali teorie politiche ed economiche dell'autore; attraverso il personaggio di Levin si conoscono i pensieri dell'uomo medio di quel tempo, ed anche di quello povero, ma soprattutto ciò che colpisce di più è la semplicità disarmante con cui esprime i concetti sulla vita, messo volutamente in contrapposizione in alcuni passaggi alle maggiori menti dell'epoca.
Un classico che assolutamente necessita di essere letto, sebbene richieda molto tempo e pazienza e soprattutto grande disposizione ad affrontare temi astratti come l'amore e la religione, principi pressochè cardine su cui verte gran parte della storia.
Se dovessi definirlo con una parola lo definirei emozionante, soprattutto per quanto riguarda la storia d'amore tra Kity e Levin ( non si è capito che lui è stato il mio personaggio preferito ah?).
Se un grande libro dev'essere colmo di pregi però vanno sottolineati persino i difetti. Trovo che Anna ed a volte anche Levin, in particolar modo nella parte finale, siano un pò esagerati nei loro pensieri, anche se credo che nei momenti di sconforto senza accorgesene si arrivi a comportarsi nello stesso modo.
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Commenti
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Spero di essermi spiegata un po' meglio, scusatemi :)
I suoi pensieri sono perfetti per quella situazione si intrecciano, creano nodi che non si sciolgono e si amplificano in modo esponenziale e portano a deliri e alla presa di coscienza della propria situazione...e la sua morte non è per disperazione è una vendetta verso colui non è al pari dei suoi sogni.
Non credo siano eccessivi e credo che l'amore, inteso nel senso comune del termine, centri poco, Anna è un personaggio complesso e articolato che non nasce e non finisce nell'amore per Vroskij, esso è solo una manifestazione, importante e ben visibile, ma solo questo, Anna è molto molto di più...
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