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La fattoria degli animali
 
La fattoria degli animali 2013-09-19 08:20:19 Cammisa
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Cammisa Opinione inserita da Cammisa    19 Settembre, 2013
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Animal Farm: per conoscere.

Le favole di Fedro, dominate da animali che avevano una caratteristica propria degli esseri umani, ovvero la capacità di parlare, erano brevi racconti di natura esemplare dai quali era possibile trarre dei precetti morali, insegnamenti condivisi dalla comunità e tramandati alle generazioni. Orwell si riallaccia in maniera esemplare a questa lunga tradizione, creando una favola che abbia il compito di veicolare idee politiche e sociali, ma soprattutto di smascherare le crude verità sui regimi del suo tempo (in particolare il comunismo)e che cerchi di smuovere gli animi inerti dei suoi contemporanei riuscendo a svelare in maniera indiretta ma significativa
l’orrore di ciò che accadeva. In Inghilterra, un uomo di nome Jones è il padrone di una fattoria padronale, una fattoria in cui gli animali hanno coscienza di sé, comunicano tra di loro e organizzano incontri segreti durante la notte quando sono certi che il padrone, barcollante per la troppa birra, si ritira nelle sue stanze presso la casa coloniale. È cosi che una sera gli animali si riuniscono nel granaio dopo aver appreso la notizia che il Vecchio Maggiore (un maiale) aveva fatto un sogno che voleva comunicare a tutti gli altri animali. Durante il suo discorso afferma che la vita che loro si trovano a vivere è misera e faticosa , devono sopportare una vera e propria schiavitù ma non perché il suolo non sia fertile o il clima dell’Inghilterra sia svantaggioso alla coltivazione ma perché tutto il frutto del loro lavoro viene rubato dall' uomo che di per sé non produce nulla, ma ruba tutto. L’unica soluzione è quindi quella di abolire la presenza dell’uomo, è necessaria una Rivoluzione vera e propria che porti gli animali ad assumere il comando totale della fattoria e a vivere un’esistenza degna e felice, è auspicata un’età dell’oro che molto presto, secondo le speranze del Vecchio Maggiore, potrà realizzarsi. Nei mesi successivi tutti si preparano alla ribellione che sarà resa possibile anche dalla dipendenza dagli alcolici del padrone che, trascurando la fattoria, sarà costretto a fuggire dopo l’attacco dei suoi animali. Sciolti dal giogo dell’uomo, gli animali bruciano freni, anelli da naso, catene, coltelli, redini, paraocchi, fruste, nastrini: ogni segno di sottomissione o di distinzione deve essere distrutto; vengono iscritti su un muro i sette comandamenti dell’animalismo che tutti dovranno rispettare, viene suddiviso il lavoro in modo tale che i maiali si occupino della direzione e dell’organizzazione per via della loro cultura superiore mentre agli altri animali spetteranno dei lavori più pesanti e faticosi. Sembra l’avvento di una nuova era, di un paradiso dove tutti gli animali sono uguali e rispettati, i raccolti sono ingenti, si lavora con uno spirito diverso, si combatte contro gli uomini che cercano di riprendersi la fattoria, si è solidali, uniti, fratelli.
La fattoria padronale diviene la fattoria degli animali.Ma a un certo punto qualcosa cambia: il paradiso si trasforma in un inferno velato, una dittatura con a capo i maiali e in particolare Napoleon che si serve di tutti gli strumenti possibili per aggiogare e sottomettere gli altri animali, per far credere loro soltanto quello che lui riferisce facendo dimenticar loro quello che è realmente accaduto, i sette comandamenti vengono sostituiti da uno soltanto dopo essere stati completamente violati dai maiali, i traditori vengono uccisi senza nessuna pietà, il lavoro aumenta, le razioni di cibo diminuiscono, eppure gli animali non si lamentano. I maiali diventano quasi antropomorfi: iniziano a camminare su due zampe, fumano sigari, dormono nei letti del padrone, indossano il suo vestiario, camminano con una frusta in mano, assumono i vizi e gli errori del genere umano. Particolare e significativa, nonché macabra al punto da far venire i brividi, è la scena finale dove non è più possibile distinguere uomini e animali:

“Dodici voci si alzarono furiose, e tutte erano simili. Non c'era da
chiedersi ora che cosa fosse successo al viso dei maiali. Le creature di fuori
guardavano dal maiale all'uomo, dall'uomo al maiale e ancora dal maiale
all'uomo, ma già era loro impossibile distinguere fra i due.”

Orwell con questa “favola” attacca apertamente il totalitarismo sovietico di Stalin e, anche per questo, trovò diverse difficoltà, come afferma lui stesso in un articolo alla fine del romanzo, per la pubblicazione. Non è quindi soltanto letteratura ma politica, satira, attacco agli ideali utopici della Rivoluzione Russa, alla degenerazione di un regime assassino, all’attività di propaganda che rendeva nulla la capacità di raziocinio, riuscendo a creare in questo modo non soltanto una critica violenta e aperta nei confronti delle realtà che lui stesso si trovava a vivere, ma anche un monito per le generazioni future affinché non si ripetessero gli errori del passato, affinché la società non diventasse come quella descritta nel romanzo 1984. Orwell comprese bene come nel regime sovietico una stretta oligarchia viveva nel lusso e nell’agio della stabilità e della sicurezza mentre la maggior parte della popolazione viveva nello sfruttamento e nella povertà. Non a caso il comandamento che alla fine sostituisce i precedenti sette, che potrebbero quasi simboleggiare gli ideali della Rivoluzione Russa, è: “tutti gli animali sono uguali, ma alcuni animali sono più uguali degli altri”. È infatti un’opera ricca di allegoria e significato: l’Animalismo non è altro che il comunismo basato sulle teorie di Marx, la cacciata di Jones rappresenta il rovesciamento dello zar, il conflitto tra Napoleon e Palladineve rappresenta quello tra Stalin e Trozkij, il crollo del mulino a vento rappresenta l’incendio del Reichstag, causato probabilmente dai nazisti ma la cui colpa fu data ai comunisti che vennero perseguitati e torturati. Ma l’opera può simboleggiare anche l’essenza di qualsiasi regime totalitario: basti pensare all’attività di

propaganda operata da Clarinettoche richiama quella attuata dai regimi nazista e fascista, dove la cultura e l’educazione della popolazione era organizzata e controllata dallo stesso dittatore, dove i testi scolastici erano redatti da intellettuali al servizio del regime che aveva abolito libertà di stampa, di pensiero, di avere idee discordanti rispetto a quelle imposte e diffuse a gran voce: l’ignoranza è dunque un'arma preziosa nelle mani di qualsiasi dittatore, in quanto permette di far credere al popolo ciò che si ritiene più utile. Inoltre le continue uccisioni da parte dei cani al servizio dei maiali rappresentano le continue attività di repressione nei confronti dei nemici e oppositori del governo il cui destino era o fuggire lontano o consegnarsi alla morte. Non c’era via di scampo, non c’era alternativa, non c’era più ragione: per un periodo la storia è stata dominata dai mostri più efferati e purtroppo ancora oggi qualche mostro continua ad esistere..
Consiglio vivamente la lettura di questo romanzo a tutti i lettori anche se penso sia più produttivo leggerlo dopo aver studiato e avere un quadro generale delle vicende storiche che vengono simboleggiate.
Orwell è un intellettuale che decise di non restare impassibile ma di gridar a gran voce affinchè potesse essere sentito, affinchè anche i ciechi riuscissero a vedere quello che stava accadendo, affinchè la ragione potesse essere svegliata dal torpore eterno nel quale sembrava destinata a restare. Affermava Primo Levi: “«Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario».. Leggete dunque questo libro e conoscete, tramandate alle generazioni future.

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1984
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