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Chi fa politica, è sempre un buon governante?
Satiricamente sottile e metaforicamente preciso, in questo libro chiunque può ritrovarsi e sentirsi un "animale di fattoria", esattamente come lo è nella vita associata. L'abile Orwell gioca un parallelismo con la realtà, smascherando la vera natura umana e analizzando il senso profondo della politica. L'uomo, trasfigurato animale, da sempre ha ricercato nella politica sicurezza e protezione, sacrificando più o meno direttamente la propria libertà. La politica è un fattore inevitabile: nel mondo degli antichi, ad esempio, era necessario trasferire le leggi degli dei nei principi terreni di giustizia e rigore morale. Senza legge non vi sarebbe rispetto e senza rispetto vi sarebbe solo la violenza, il prevalere del più forte sul più debole e uno spietato egoismo, lo stesso che il filosofo politico Thomas Hobbes credeva fosse prerogativa dell'uomo nel proprio "stato di natura". Ecco che a sanare tutti questi problemi nacque la politica. Ma la domanda è: chi fa politica è sempre un buon governante? Orwell risponde sin dalle prime pagine. Mr. Jones, proprietario della fattoria padronale, è infatti mille volte inadatto a detenere il potere: non si cura dei suoi animali, si ubriaca e si dimentica di tutti i problemi che incombono sulla sua proprietà. Proprio questo viene cacciato dagli animali, stanchi dei suoi soprusi. I princìpi emanati al sorgere della ribellione,"l'uomo è l'unica creatura che consuma senza produrre", "l'uomo non fa gli interessi di nessuno eccetto quelli di se stesso", "nessun animale deve diventare tiranno della sua specie: tutti gli animali sono uguali", inneggiano ad una democrazia in cui equità e lavoro sono le coordinate principali che ogni animale deve rispettare. La fattoria può finalmente respirare un'aria pulita e serena, ma non lo farà a lungo. Gli animali sono di certo culturalmente più evoluti, ma c'è chi, usando l'ingegno e la furbizia, riesce a manipolarli: i maiali, capeggiati dai rivali Palladineve e Napoleone. Ma nemmeno questo stato di cose sarà duraturo: Palladineve viene presto scacciato e Napoleone diviene il padrone assoluto della fattoria, a cui tutti gli animali sono quasi divinamente devoti, dai cani ai maiali, dalle galline ai cavalli (Boxer, infatti, sarà sempre solito dire: "Napoleone ha sempre ragione!"). La politica ormai fa solo gli interessi del tirannico Napoleone. Gli ideali di democrazia, i principi di "Animalismo" e di giustizia sono ormai svaniti, le razioni di cibo per gli animali diminuite e le leggi mutate. Il cambiamento della realtà è un "topic" che l'autore predilige puntualmente. Il divieto assoluto di bere la birra o di dormire sui letti degli umani viene presto trasformato in permesso o semplicemente un diritto esclusivo dei maiali. I contatti con gli umani vengono presto ristabiliti: uomini e animali diventano quasi soci in affari collaborando amichevolmente, tanto che nelle ultime pagine il signor Pilkington, rivolgendosi a Napoleone, dichiara: "Se voi dovete tenere a bada i vostri animali inferiori, noi dobbiamo pensare alle nostre classi inferiori". Simbolica anche l'ultima frase, pronunciata da Napoleone: "Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni animali sono più uguali di altri." La fattoria, dunque, vive tutte le fasi politiche, in un processo ciclico e continuo. La famosa "Anaciclosi" polibiana, in cui la politica benigna degenera in maligna, è la ruota in cui gira anche il mondo orwelliano. Qual è allora la panacea a tutto questo? La politica è una cosa comune: costruirla insieme, senza interessi personali può sicuramente portare i suoi vantaggi.
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"Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni animali sono più uguali di altri"...già!!