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Come un cavallo da corsa in un mondo senza piste
"La campana di vetro" è un lungo viaggio nella mente di Sylvia Plath, che in questo suo unico romanzo si racconta tramite la figura della brillante studentessa diciannovenne Esther Greenwood. Vengono ripercorsi tutti i momenti della sua malattia psicologica, dallo stage presso un'importante rivista di moda al ricovero e alla riabilitazione in un istituto psichiatrico. La narrazione è delicata, gli episodi bui della vita di Esther vengono presentati in modo pacato e suggestivo, con uno stile poetico e limpido. Non manca nemmeno una piccola dose di ironia nella prima fase del romanzo, in cui i fatti del presente si intrecciano a ricordi ed avvenimenti del passato. Il titolo del libro è rappresentativo del disagio della protagonista: la campana di vetro asfissiante è l'immagine delle esigenze e delle convenzioni della società a cui bisogna uniformarsi per essere ritenuti normali e che, nel caso della protagonista, riguardano aspetti della vita come matrimonio, verginità, maternità e successo professionale. Ma Esther percepisce un senso di inadeguatezza, si sente "inerte e vuota, come deve sentirsi l'occhio del ciclone: in mezzo al vortice, ma trainata passivamente." Il mondo della giovane donna si riempie così di incertezze, improduttività, crisi di identità che la portano a cercare sollievo solo nel pensiero della morte, tramutatosi in seguito in reali tentativi di suicidio. L'unica alternativa è rappresentata dal ricovero in un ospedale psichiatrico, ma il percorso che porta alla guarigione è costituito da timori verso i medici, confronti con le altre pazienti, elettroshock e soprattutto dalla paura che la campana di vetro possa scendere nuovamente sulla testa di Esther, vanificando dunque tutti i suoi sforzi e facendola ripiombare nell'apatia. Significativo è il rapporto che la società instaura con persone affette da disturbi psichiatrici quale quello sofferto dalla protagonista, additandole come "matte" contrapposte ai "normali" che vivono tranquillamente le loro vite, rendendo così più problematica la condizione di Esther: ad essa si aggiunge infatti il peso di aver deluso i familiari e il rischio di essere trattata con freddezza, se non disprezzo, dai conoscenti. La narrazione riesce a coinvolgere e colpire sin dalle prime pagine, e si conclude con un finale intenso che unisce protagonista e lettore in un legame più forte di speranza. Il romanzo è accompagnato, inoltre, da alcune poesie di Sylvia Plath, tratte dalla raccolta "Ariel". Consigliato.
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