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Le notti finiscono al mattino
“Era una notte incantevole, una di quelle notti come ci possono forse capitare solo quando siamo giovani”, recita l'incipit di questo delicato racconto breve – uno degli incipit migliori della letteratura, a mio parere.
In quattro notti (e un mattino) Dostoevskij mette in scena passioni e risentimenti giovanili: la fugacità dell'amore, la facilità con cui si cade nel tranello dell'infatuazione e l'altrettanta volubilità con cui si cambia idea.
Il tempo, inteso come condizioni meteorologiche, accompagnano e sottolineano le condizioni interiori del protagonista, questo sognatore senza nome né volto, ma con una vita in testa tanto vasta e sorprendente da eguagliare (e sorpassare di molte misure) la vita reale – alla quale comunque lui si tiene lontano.
La prima notte, dopo una giornata meravigliosamente soleggiata, in cui il sognatore s'è sentito felice come non mai e partecipe alle bellezze della primavera pietroburghese, egli incontra Nasten'ka, una giovane donna che piange tra sé, disperata per il suo amore perduto. Grazie al caso e all'improvviso coraggio il nostro sognatore le si avvicina, la consola e instaura subito un particolare legame.
La notte seguente i due si rincontrano, sempre lì dove si sono scontrati per caso la prima volta e, seduti su una panchina, da soli e al sicuro dal mondo, di raccontano e si conoscono. Il sognatore è per definizione un uomo solitario, che vive della e nella sua fantasia. Fugge ai contatti umani e della città conosce solo palazzi – con i quali intrattiene legami che sostituiscono quelli umani che non ha proprio. Sta bene da sé e festeggia da solo i suoi sentimenti. La giovanissima Nasten'ka è uno spirito romantico, innamorata da un anno di un uomo che ha conosciuto durante fugaci sguardi o incontri, “l'inquilino”. Costretta a vivere con l'anziana nonna, sogna una fuga, un modo di vivere amata e sicura, soprattutto libera, e “l'inquilino” è la possibilità ideale di realizzare tutto ciò. Prima di andarsene da Mosca egli le promise un matrimonio e ora, tornato in città, lui non s'è presentato per mantenere fede alla promessa.
I sentimenti del sognatore si fanno sempre più chiari, finché egli stesso non dichiara il suo amore alla giovane. Nonostante ciò, la aiuterà a ritrovare un legame con il suo amato. La vedrà realizzare la sua felicità e, dal fondo della sua angoscia, sarà felice per lei.
Con un linguaggio alto e propriamente da monologo russo, Dostoevskij ha dipinto un quadro che fonde malinconia e speranza, amore e rifiuto. L'incontro “beato” seppur breve di un amica destinata a rimanere sola con una grande romantica. Delicato e piacevole, profondo e sempre contemporaneo. Bello.