Dettagli Recensione
alla ricerca di sé
Non è un romanzo ne tanto meno un saggio; è la storia di una rivelazione.
È uno di quei libri che si decide di leggere perchè “bisogna farlo”. Cerco di spiegarmi meglio. La trama di Siddharta come romanzo non è avvincente, non ci sono colpi di scena, uccisioni o suspance di qualche tipo. In maniera molto poetica, mi piace pensare che quando si è pronti il libro viene a sé e solo in quel momento si sente il bisogno di leggerlo.
Hesse racconta della vita dell' uomo Siddharta, del suo percorso alla ricerca della verità che comincia per lui da promettente monaco che ripete ripete ripete a memoria le preghiere che altri monaci illustri prima di lui gli hanno insegnato. Siddharta in un primo momento è convinto che questa sia la Verità, che non ci sia niente altro da capire, anche se.. anche se sente sempre qualcosa, una sensazione di disagio, di insofferenza che in qualche modo lo spinge a cercare.
Incontriamo allora il Buddha, l' Illuminato.
A questo punto del libro sono rimasta affascinata dalla capacità di Hesse nel descrivere le diverse strade che Siddharta e Govinda, suo compagno di viaggio, prendono, senza per questo leggere tra le righe una sorta di indulgenza da parte dell' autore nei confronti del giovane che “si ferma” a metà percorso.
In realtà il messaggio di Hesse tra queste pagine è: “Let it be”. Si è la canzone dei Beatles, ma la frase è significativa perchè esprime ciò che voglio dire.
In Siddharta, Hesse ci chiede di lasciare che ognuno trovi la sua verità, poco importa che questa provenga da una dottrina già esistente o se invece appaia senza preavviso tra le onde di un fiume, dopo una vita passata a sperimentare.
In un certo senso mi ha fatta pensare alla continua insofferenza di Orazio, autore delle Odi. Il collegamento può sembrare azzardato in effetti, ma l' ansia di ricerca, l' instancabilità con la quale Siddharta cerca una tranquillità dell' animo che trova solo con la piena maturità mi hanno ricordato Orazio, che seppur con modalità differenti passa una vita intera a rincorrere sé stesso.
Unico appunto è la ricercatezza della sintassi; in un romanzo nel quale la speculazione filosofica è il fulcro della trama, avrei apprezzato un linguaggio più essenziale.
Bisogna però rendersi conto che il libro è stato scritto in un tedesco nel 1922, e la traduzione (immortale) di Massimo Mila è del 1945, dunque una certa difficoltà di comprensione bisogna metterla in conto.
È un libro che fa riflettere. Una volta chiuso, si rimane immobili per qualche minuto sul letto, sulla sedia o anche alla fermata dell' autobus, con gli occhi persi del vuoto a chiedersi quale sia il senso della vita.
Siddharta è nella top ten dei dieci libri che bisogna leggere nell' arco della vita.