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Il piacere può essere felicità?
"Non si può essere belli per sempre" è la lezione che tutto il romanzo potrebbe impartire nella misura in cui il lettore moralizzi la storia di Dorian Gray. Ma questo sarebbe riduttivo per scolpire in fondo il senso di un personaggio simile. Partiamo da un dato di fatto: giovinezza e bellezza da sempre costituiscono un binomio capace di sfidare il tempo che tutto corrode: per Dorian questo è un ideale, che accompagnerà tutte le sue esperienze come unico principio estetico da seguire. Ma chi lo spinge a relegarsi in una dimensione semidivina, che perpetua la sua immagine? E' proprio chi gli sta accanto che lo vede come un soggetto prezioso ed autentico, dal pittore Basil Hallward, che traduce il suo fascino su una tela, all'amico Henry Wotton, che lo invita alla ricerca di un nuovo edonismo. Ma il culto della propria bellezza si tramuta inevitabilmente in un'astrazione da sé e dalla sua anima, tanto che Dorian non saprà affrontare né l'amore della bella Sybil Vane esattamente come non sarà più capace di specchiarsi sul quadro che lo raffigura, divenuto ormai voce della sua coscienza. Dorian nega l'umanità della sensazioni, ne cerca di più contorte e vuote, scappa da dove non regna più l'arte. Si può dire che tutta la sua storia è un teatro che mette a tacere la propria interiorità in luogo dell'apparenza, come un attore che recita una parte che non rivela mai il suo carattere. Quello di Dorian è un vero occultamento della propria anima, un traviamento che verrà pagato caro e per il quale lo stesso invoca qualcosa di simile ad una redenzione. Il ritratto è lo specchio di un'anima che non ha saputo giocare il suo ruolo e l'errore di Dorian risiede proprio nella sua incapacità a coniugare anima e corpo, dal momento che il suo intento è di intrecciare arte e realtà, entrambe dimensioni dell'esteriorità. L' ????? di Dorian non appaga infatti il suo essere e questo non fa di lui un saggio, ma alfiere del vizio e della dissolutezza, travolto nella tempesta dei turbamenti che, come diceva Epicuro, dovrebbe essere vista da chi, al contrario, ha debellato qualsiasi angoscia da sé. Il suicidio di Sybil Vane, l'omicidio di Basil Hallward e la successiva scomparsa dell'amico Campbell sono tutti risultati della sua non apertura al mondo, del suo spietato cinismo, che gli fa macchiare le mani di sangue e che conferisce ancor di più al ritratto tratti deformi e depravati. Il bello, nel romanzo, diventa portatore del brutto e Dorian lo puntualizza quando dichiara di aver ricercato per tutta la vita il piacere e non la felicità, dove il primo è un istinto saziabile e passeggero, il secondo invece condizione eterna dell'anima che riempie l'essenza di un uomo.
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