Dettagli Recensione
Un arduo trattato poetico
Che cos'è davvero il Finnegans Wake,o la veglia di Finnegan?
Questa è una delle domande chiave sulla grande letteratura del novecento.Finnegans wake è intanto l'ultima,grandissima,fatica dello scrittore irlandese James Joyce;la stesura di questo,a mio avviso,formidabile libro è durata ben quindici anni (più precisamente dal 1923 al 1938) pubblicato poi a Londra nel 1939,il romanzo era indicato dallo stesso Joyce come Work in progress(a indicare un gioco di parole).Il romanzo è stato per lungo tempo considerato intraducibile a causa del linguaggio profondamente ispirato a una realtà di tipo onirico,e polisemico.Il personaggio principale è,ovviamente,colui che compirà il complicatissimo sogno,il signor Finnegan:egli è il padrone di una mescita chiamata"The Bristol" a Dublino;costui è un uomo,la cui età si aggira tra i 50 e i 60 anni,è baffuto robusto,anche se nel periodo del nostro romanzo è leggermente sovrappeso.Balbuziente,quando è imbarazzato,è sposato a una donna chiamata Anne.Entrambi presbiteriani tra cattolici,il protagonista è spesso straniato tra i suoi simili.I due hanno tre figli.La storia si apre con il protagonista nella sua mescia intento a cantare una canzone;più verso il tardi ha dovuto cacciare dal locale un uomo da cui è stato insultato.Ubriaco il proprietario va a dormire,inizialmente sogna la sua giornata,e prova grande rimorso per i fatti accaduti,che Joyce non descrive.Con l'avanzare della notte i sogni,e la struttura stessa del romanzo si fanno sempre più complicati,trasformandosi in incubi ossessivi:sogna la moglie,il figlio per il quale arriverà a provare un affetto morboso e sessuale,lo stesso vale per la figlia il quale amore verrà paragonato alla storia di Tristano e Isotta(cosa di cui ci accorgiamo solamente alla fine,durante una veglia,appunto,del protagonista)e annunciando un rapporto incestuso con la stessa figlia.Ugualmente è verso la fine che ci si accorge dell'amore omossesuale del protagonista con il proprio figlio,questo motivo entra nel sogno per la prima volta,stranamente,con l'incidente onirico in cui Finnegan avvicina un soldato nel parco e viene successivamente picchiato dalla polizia;questo episodio del sogno si libera, introducendo quindi l'amore del padre dalla frase « qualche paffuto sfrontato amorino d’un angelo ».L'intreccio di incesti danno quindi origine a una mitologia del sogno di Finnegan,con particolari riferimenti a molte storie epiche.Nel romanzo vi sono inoltre molte trasformazioni che sottendono una simbologia altissima(d'esempio vi è la trasformazione della figlia in nuvola e quindi in acqua corrente verso il mare che rappresenta il padre).Vi sono riferimenti alla volontà di affrontare una nuova vita non condizionata dall'empirismo,ma puramente idealista.Vi sono dei vecchi che sbavano alla visione del bacio di Tristano con Isotta.Vi sono anche un masso e un olmo sulle sponde opposte del Liffey, che rappresentano il principio di morte e il principio di vita.L'intera struttura,poi, del Finnegans Wake riporta alle teorie di Giambattista Vico(un esempio è che Vico credeva che la storia si muovesse in cicli e fosse continuamente ripetuta,proprio come il romanzo).Il tema famigliare è più prensente in Finnegans Wake più che in tutti i libri di Joyce.L'autore infatti esamina i rapporti della famiglia rapportati a una realtà onirica caotica,ma dove comunque la coscienza del protagonista sembra essere presente.Joyce ha cercato inoltre di arrivare alla vena umana di tutti gli individui attraverso questo romanzoo scopo di Joyce in Finnegans Wake è anche quello di svelare nella coscienza del protagonista i procedimenti della storia universale: le lingue, i cicli della società, le corrispondenze tipiche della leggenda sono, egli tenta di mostrarci, tutti impliciti in ogni essere umano.Il vero problema nella comprensione del romanzo è,oltre alla complicata struttura della trama che non esiste veramente,il linguaggio e il metodo dello stesso,imbevuto di neologismi,lingue straniere e ammassi di parole,molte delle quali dedite solamente a rapportare la realtà dell'esperienza viva(ossia la vita reale,un'esistenza empirica) alla falsa verità dello stranissimo mondo onirico.il metodo del linguaggio deve essere assorbito dal lettore, per una vera e propria comprensione del romanzo. Vi è effettivamente un tipo tutto speciale di linguaggio che la gente parla nei sogni, e nel quale talvolta si può anche scrivere della poesia. Questo linguaggio è formato di parole e periodi che dal punto di vista razionale sembrano borbottii ed espressioni insensate, ma che invece con quel loro spingere le parole l’una dentro l’altra, con quelle loro combinazioni di idee incongrue tradiscono le preoccupazioni in-volontarie del dormiente.Un difetto del libro è sostanzialmente,oltre al funzionale e magnifico linguaggio e modo di scrittura eccessivamente complicato,è che non si arriva a capire praticamente nulla,fino alla fine del romanzo.Le parti di trama sopracitate,sono solo una piccola parte della storia del romanzo,poiché anche verso la fine il dubbio interpretativo su alcuni episodi è presente (ho riportato,quindi solamente le parti che ritengo abbiano il significato più chiaro;vi sono per esempio parti oscurissime,tra le più misteriose della letteratura del novecento,come il rapporto tra una ragazza vittima di una burla e alcuni polli che dissotterrano una lettera da una mucchio di letame,questa lettera sembra essere stata scritta da una parente della ragazza e che da questa donna dipendano vari misteri che non verranno portati alla luce,come il continuo riferimento ai postini e alla posta).Vi è la relativa vividezza degli avvenimenti riflessi dalla realtà del giorno passato; la viscidità d’incubo e il balbettio dei pesanti sopori di mezzanotte; la leggerezza e l’assertoria vitalità che se ne sviluppa a mano a mano; l’incipiente risveglio del primo mattino che torna a tramutarsi nelle filastrocche dei sogni; la coscienza, più tardi, della luce esterna, col suo effetto come di velame di ciglia abbassate fra la coscienza e il giorno. E attraverso tutto questo il calare del crepuscolo, il battere delle ore all’orologio, la nebbia del mattino e il suo levarsi, la campana della messa mattutina, e il sole che sorge alla finestra si fanno sentire dal dormiente. Con quale splendore sono resi da Joyce!Dov’egli è meno felice, credo, è in episodi come quello del viaggio, del giuoco del calcio e dell’assedio di Sebastopoli : tutti in quella intensa parte del libro che ha il tono dell’incubo e che mi sembra in genere la più indigesta. Joyce è più poeta quand’è idillico, nostalgico, o quando insanisce in modi introspettivi; ma non riesce ad esprimere l’azione energica. comunque In questo romanzo , Joyce ha trasfigurato tutto il suo intendimento in una poesia di tale originalità, di tale purezza e forza emotiva, da sollevare Finnegans Wake con tutti i suoi eccessi al rango di grande opera poetica.
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