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Amore e morte, nella loro purezza più tragica
Un romanzo dal titolo dannatamente struggente: è con questa breve frase-etichetta che voglio iniziare la recensione di questo testo. Un testo in cui si fondono aspetti pre-romantici, riflessioni provenienti dall'Illuminismo ed aspetti sul raziocinio tipici della filosofia kantiana.
Ma procediamo con ordine;
Werther, il protagonista indiscusso, è indubbiamente l'alter ego dell'autore, e la scelta di adottare una forma epistolare per il romanzo vuole dimostrare quanto entrambi siano succubi di una marcata insicurezza a livello interiore.
Il giovane ventenne, in particolare, è una figura ancor più emblematica, in quanto è vittima di un Amore 'stilnovisticamente esasperato' per Carlotta, che lo divora prima psicologicamente e poi fisicamente, ma non disdegna talvolta di mostrare un carattere arrogante, supponente e velatamente polemico nei confronti dei personaggi più lucidi e compassati di lui, vedasi il 'rivale' Alberto, l'amico Gugliemo e Carlotta stessa.
Le lettere, tutte scritte da Werther, presentano anche taglienti riflessioni riguardo Dio, il senso noumenico della vita ed il rapporto fra la propria condizione interiore e l'ambiente che lo circonda.
E' proprio quest'ultima ad essere una della cause di malessere del protagonista, in quanto viene definita come 'un Mostro che eternamente ingoia, eternamente rumina', e sembra quasi che la concezione panteistica che ha di essa coincida con la 'Divina indifferenza' del Montale, come a volerci mostrare un Dio lontano, severo e non desideroso della felicità del protagonista.
Un altro aspetto da analizzare è l'esaltazione - romantica in piena regola - dell'Amore quale forza incontrollabile ed istintuale, quale vortice indefinito di emozioni; a tal proposito, Goethe non si ferma a stigmatizzarlo come entità a sé stante, bensì si occupa di osservarne gli effetti 'collaterali' sull'uomo.
E' da notare anche la grande attenzione per Ossian ed Omero, che suscita in Werther un violento dualismo fra l'esaltazione degli antichi classici e la valorizzazione della poesia moderna; gli scenari pre-decadenti, descritti con puntigliosità quasi chirurgica, completano il quadro di insofferenza del protagonista.
Infine, la visione negativa del pessimismo, incapace di garantire la Felicità, raggiungibile (?) invece con il gesto estremo del suicidio, considerato come 'la cessazione e liberazione ultima dal dolore che attanaglia il corpo e l'anima', in continuità con Leopardi e Schopenhauer.
La condizione di malessere di Werther rappresenta un pò quella dell'uomo moderno. Una condizione non necessariamente uguale nelle cause, ma fondamentalmente comune negli effetti: infelice, dolorosa ed a tratti apatica.
E non è comunque detto che il suicidio, tentato dal 'giovane Werther' ma velatamente criticato dal 'giovane Goethe', sia la soluzione più efficace ai mali dell'uomo.
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