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L'amore (!?) nell'epoca vittoriana
E' da poco tempo che ho imparato ad apprezzare le trame letterarie contorte, e questo romanzo si è rivelato utilissimo per 'mettermi alla prova'.
Perchè dico questo? Eccovi alcuni indizi: la narrazione inizia in 'medias res', ed è presente un doppio narratore( che, in alcuni punti, diventa triplo), rendendo la lettura impegnativa e non di immediata comprensione. Tant'è che Emily Bronte è una delle poche autrici vittoriane che divide in maniera netta ed opposta i giudizi dei critici e dei lettori.
La trama è estremamente contorta, a tratti oscura, e costellata di vendette, invidie, contese e situazioni tormentate; i personaggi presentano profili tetri, vendicativi, opportunisti, con la figura di Heathcliff che spicca in negativo per cinismo e misantropia. Senza dimenticare la passionale Catherine, il quieto Edgar, l'ingenua Isabella, il fragile Hindley, l'apatico Linton, il tranquillo Lockwood, ed infine Hareton, l'unico personaggio 'a tutto tondo' che riuscirà a riscattare la sua iniziale condizione di rozzezza.
E' presente anche una certa quantità di elementi soprannaturali che alimentano superstizioni sulla brughiera dello Yorkshire, con Lockwood che arriva ad affermare il mito dei 'sogni agitati dei dormienti in quella terra calma';
Infine, è da osservare attentamente il concetto di 'amore' riguardo alla Victorian Age: nel romanzo, possiamo trovare l'amore borghese, l'amore impossibile, l'amore struggente, l'amore autolesionista, l'amore non corrisposto e l'amore per convenienza. In poche parole, non si può stare lontani dall'altro/a, ma è altrettanto impensabile anche solo pensare di amarsi in maniera semplice e sincera: una 'contraddizione' (fino a che punto?) che porterà a relazioni sbagliate e destinate ad un finale amaro e crudele.