Dettagli Recensione
Siamo sicuri che sia soltanto allegoria?
Sin dai tempi di Esopo, gli animali sono stati assunti per rappresentare le vicende umane. “La fattoria degli animali” di Orwell è una fiaba che comunemente viene intesa come allegoria della riuscita iniziale (“Nessuno rubava, nessuno mormorava sulla propria razione”), del graduale deterioramento e del definitivo fallimento della rivoluzione sovietica.
Gli animali, esasperati dalla condizione di sfruttamento e umiliazione nella quale vivono, si ribellano e instaurano un nuovo corso di autogestione, cacciando l’uomo (il signor Jones) dalla fattoria. Quasi subito, tuttavia, si afferma una nuova classe di burocrati: i maiali, gli animali noti per la loro intelligenza, che impongono progressivamente una nuova forma di tirannide. E un nuovo principio: “Tutti gli animali sono eguali, ma alcuni animali sono più eguali degli altri”.
Tra gli animali, alcuni sono autentici personaggi, caratterizzati e provvisti di una loro individualità. Così i due cavalli da tiro (Gondrano e Berta) rappresentano l’onestà della forza lavoro. Inoltre vi sono Muriel, la capra bianca, e Benjamin, l’asino (“la bestia più vecchia della fattoria e la più bisbetica”), Mollie “la graziosa e vispa cavallina bianca", Mosé “il corvo domestico”, il gatto, generalmente “introvabile. Spariva per ore intere per riapparire al momento dei pasti e la sera a lavoro terminato, come se niente fosse stato”.
E poi ci sono loro, i nuovi padroni, i porci. Palla di neve, che fuori allegoria è l’avversario politico da isolare, diffamare, demonizzare, ostracizzare (“una specie di potenza invisibile che ... li minacciava di ogni genere di pericoli”). Il verro Napoleon, capo del regime, manipolatore di informazioni e rapace nel catturare consenso: “raramente appariva in pubblico” e si circonda di “nove enormi cani che gli saltavano attorno emettendo brontolii che mandavano brividi giù per la schiena di tutti gli animali”. Clarinetto è l’alfiere del regime, pronto a mistificare e distorcere le informazioni.
Le fattorie vicine, Foxwood e Pinchfield, rappresentano le altre potenze, alle quali far pervenire l’immagine distorta del sistema.
Altri animali (i cani, le pecore, le galline) sono categorie che rappresentano rispettivamente i tirapiedi del potere (i cani), lo sfruttamento (le galline), l’asservimento e il conformismo (le pecore).
Il nuovo corso ha un inno, “Animali d’Inghilterra”, “qualcosa fra Clementine e La Cucaracha” (l’internazionale?) e una tavola con i sette comandamenti (anche se “le bestie più stupide, come le pecore, le galline e le anitre, non riuscivano a imparare a memoria i Sette Comandamenti”).
Repressioni, esecuzioni sommarie, complotti e regime del terrore mandano in frantumi un’utopia reale: “Le creature di fuori guardavano dal maiale all’uomo, dall’uomo al maiale e ancora dal maiale all’uomo, ma già era loro impossibile distinguere fra i due”. E se la conclusione non fosse soltanto un’allegoria?
Bruno Elpis
Indicazioni utili
La Fontaine.
Le fiabe di Perrault, le fiabe dei fratelli Grimm.
Commenti
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Come 1984, mi lasciò l'amaro in bocca e una sensazione, sgradevole, d'impotenza.
Bella recensione, complimenti!
Buona giornata!
:-/
@Gracy: il senso della mia domanda è proprio quello! Ma vorrei evitare un atto di cannibalismo :) Ciao!
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