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L'amicizia virile VS la Donna
Alexandre Dumas è stato uno dei romanzieri più prolifici mai esistiti, tanto che la sua titanica opera è stata sospettata più volte di essere il frutto di più mani. Comunque la si voglia pensare, resta il fatto che questo autore francese possedeva una fantasia brillante, un sacro ardore nel raccontare storie e nell’ambientarle in contesti storici verosimili. Amava il teatro e scrisse la sua buona dose di commedie. Suo figlio, l’autore de “La signora delle camelie”, non fu da meno.
Una delle opere più famose di Dumas è, ancora oggi, “I tre moschettieri”, un’epica storia di amicizia, duelli e amori ambientata durante il regno di Luigi XIII. Da questo romanzo e dai suoi seguiti (“Vent’anni dopo” e “Il Visconte di Bragelonne”, ambientati durante il regno di Luigi XIV) sono stati tratti innumerevoli sceneggiati e film per il cinema, più o meno riusciti.
Tutta questa attenzione sottolinea la validità senza tempo dei temi trattati dall’autore, la concretezza di questa storia di amicizia fra compagni d’arme e intrighi di corte.
Il romanzo inizia nel momento in cui il giovane D’Artagnan, non ancora ventenne, lascia il suo paesino in Guascogna per recarsi a Parigi e farsi moschettiere, sotto il comando del compatriota Tréville. Il carattere orgoglioso e sbruffone del giovane, però, lo mette nei guai subito oltre la soglia di casa. Per strada finisce per azzuffarsi con un misterioso uomo che fa sparire la sua lettera di raccomandazione e al quartier generale dei moschettieri offende tre soldati, guadagnandosi tre duelli (strettamente proibiti) entro la fine della giornata.
I tre moschettieri, tali Athos, Porthos e Aramis, sono quasi degli eroi, in città. Parteggiano per il Re e la Regina e si dilettano nel dare filo da torcere alle guardie del cardinale Richelieu, vero detentore del potere in Francia. D’Artagnan, invece di duellare con loro, si trova nella complicata posizione di decidere per chi parteggiare quando le guardie del Cardinale li sorprendono con le spade in mano e pretendono di arrestarli. Non impiega molto a schierarsi a fianco dei tre moschettieri, che gli sono più congeniali.
Nasce così una strana amicizia, un gruppo formato dai caratteri più disparati che però riescono a creare un perfetto incastro. Athos, posato e colto, di oscura origine nobiliare; Aramis, affettato e deciso a farsi prete ma coinvolto in un’appassionata relazione amorosa con una nobildonna; Porthos, vanitoso quanto forte, sanguisuga delle finanze delle proprie amanti; D’Artagnan, svelto con la mente quanto con la spada, fulcro e riassunto del gruppo di moschettieri.
Il giovane guascone si innamora della moglie del suo padrone di casa, la signora Bonacieux, e questo lo trascina in un complesso sistema di intrighi di corte che lo spingerà a compiere un viaggio fino in Inghilterra per salvare la Regina da uno scandalo, ordito dal Cardinale. I moschettieri portano a termine la missione, ma i guai non sono finiti. Prima la signora Bonacieux viene rapita, poi D’Artagnan finisce tra le grinfie dell’affascinante e malefica Milady, misteriosa donna alle dipendenze del Cardinale, e infine il gruppo si ritrova a partire per un assedio.
Il finale regala molti colpi di scena inaspettati e, nonostante l’ironia e il sense of humor che pervadono lo stile di Dumas per tutta l’opera, anche momenti di commozione.
Il romanzo sprizza gioia di vivere. L’amicizia fra uomini è il tema portante; le donne sono di volta in volta simboli da venerare, oggetti da usare per raggiungere i propri scopi oppure – tema di fondo – terribili nemiche. Non sembra casuale il fatto che sia la Regina adorata dai moschettieri che la terribile Milady (loro nemica giurata) portino lo stesso nome: Anna. Come dire: due facce della stessa medaglia, i due aspetti della donna che, nei romanzi successivi, si fonderanno vertendo totalmente al negativo la figura femminile.
Una storia di cappa e spada piacevole, moderna nonostante i secoli trascorsi, irriverente e goliardica, una lettura che scivola via come l’olio.
Centinaia di pagine che si vorrebbero leggere d’un fiato.
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Ormai credo di essermi innamorato di Dumas.